L’inutile ritorno di Leatherface
Torna al cinema uno dei serial killer più famosi di sempre, Leatherface, l’omone ritardato con una maschera di pelle umana sul volto e l’immancabile motosega utilizzata per ammazzare i soliti giovani arrapati. Non aprite quella porta 3D di John Luessenhop aggiunge un ulteriore capitolo all’omonima saga ponendosi come un ideale sequel degli eventi raccontati nell’originale del 1974 di Tobe Hooper, annullando di fatto tutti gli altri film realizzati finora.
Dopo il massacro della famiglia Sawyer, il racconto ci porta al presente in cui l’unica superstite (inconsapevole) della famiglia cannibale eredita dalla nonna una villa nel Texas. Con alcuni amici vi si reca senza sapere che nei sotterranei della casa vive proprio Leatherface, anche lui sopravvissuto al massacro. Una sceneggiatura al limite del ridicolo, dunque, che prende spunto qua e là dalla saga per costruire un film, nel complesso, inutile e prevedibile. Paradossalmente la parte migliore è quella iniziale, in cui fa da sfondo ai titoli di testa un montaggio dei momenti più agghiaccianti del primo
Non aprite quella porta, riportando lo spettatore indietro nel tempo in quel vortice di follia e terrore che ha reso giustamente celebre l’originale. Molti sono i legami con il film di Hooper, primo fra tutti il cameo di Gunnar Hansen, l’attore che nel 1974 aveva interpretato Leatherface. Vi sono analogie nelle soluzioni narrative – dai ragazzi che viaggiano nel furgoncino all’inseguimento di una delle vittime nei boschi da parte del serial killer – ma anche analogie formali: salta all’occhio l’inquadratura a raso terra dell’armadillo morto sulla strada e il camper che passa sullo sfondo, la stessa che si trova nell’originale. Bisogna ammettere, tuttavia, che gli effetti splatter del film sono piuttosto riusciti come anche alcuni momenti da brivido nei sotterranei della villa, mentre altri sono al limite dell’esilarante. Da citare l’inquadratura del corpo appeso al gancio da macellaio completamente segato in due dalla motosega di Leatherface, di notevole gusto viscerale. Ma questo non basta a salvare il film: operazioni del genere si sono già ampiamente viste nel cinema horror degli ultimi dieci anni, rivelandosi inutili e prive di senso. Esse si pongono come unico scopo la generazione di un profitto riportando al cinema gli appassionati di celebri saghe horror.
Non aprite quella porta 3D [Texas Chainsaw 3D, USA 2013] REGIA John Luessenhop.
CAST Alexandra Daddario, Scott Eastwood, Bill Moseley, Gunnar Hansen.
SCENEGGIATURA Kirsten Elms, Debra Sullivan, Adam Marcus, Kim Henkel. FOTOGRAFIA Anastas N. Michos. MUSICHE John Frizzell.
Horror, durata 92 minuti.