XX FilmForum Festival, International Film Studies Conference, 12-21 marzo 2013, Udine/Gorizia
La partita è ancora aperta
Che il film sia morto è ormai un fatto incontrovertibile. Il film inteso nella sua accezione fisica, materica. Il futuro -ma anche il presente- è digitale, è immateriale, teso al continuo miglioramento e a una sempre maggiore definizione e “pulizia” dell’immagine.
Ed è proprio sui problemi legati alla digitalizzazione e alla fruibilità del patrimonio filmico europeo (e non solo) che si riflette all’interno della ventesima edizione del FilmForum Festival. Certamente la pellicola ha ancora un ruolo di primo piano all’interno di archivi e cineteche, ma sempre più in un’ottica di salvaguardia e preservazione dell’artefatto in previsione di una futura digitalizzazione e fruizione, magari anche attraverso il web, da parte di un pubblico sempre più vasto ed esigente, piuttosto che la mera conservazione del rullo di acetato o nitrato all’interno di depositi climatizzati (di fatto inaccessibili). Ecco che l’International Film Studies Conference di Udine e la Spring School di Gorizia diventano un momento chiave per capire che direzione stiamo prendendo e quali sono i problemi fondamentali legati ai cosiddetti “archivi in transizione”, confrontando la realtà italiana sul piano europeo e internazionale. Ma non è tutto. Grazie al ciclo di proiezioni serali, che alternano versioni digitali dei film e proiezioni pellicola 16mm, possiamo comprendere esattamente cosa comporta, sul piano dell’esperienza visiva, il passaggio dall’analogico al digitale. Le differenze sono evidenti: l’immagine digitale è un’immagine pulita, stabile, che soddisfa pienamente le attese dello spettatore moderno. Non risente dei problemi tipici che “affliggono” la proiezione in pellicola: sfarfallii, sfocature, inceppamenti del proiettore, errori di montaggio (per esempio film montati di coda, com’è accaduto a Sommovimenti di Paolo Gioli). Ma possiamo veramente parlare di problemi? La diversa grana della pellicola, a cui non siamo più abituati, può davvero impedirci di godere in maniera ottimale del film? Oppure di tratta solo di un diverso tipo di esperienza? In fondo il rumore del proiettore può essere considerato un accompagnamento musicale più che degno per un film silente, e inceppamenti ed errori fanno parte del gioco: anche nell’esperienza casalinga il proiettore ogni tanto non voleva collaborare, ma l’importante era il momento intimo che si veniva a creare con i familiari, non tanto il contenuto della proiezione in sé. Eventi come il FilmForum quindi da una parte si occupano di monitorare il progresso tecnologico al fine di sfruttare al meglio le sue potenzialità, dall’altra offrono l’occasione per recuperare l’esperienza dell’evento-proiezione in quanto tale, ricreando un clima che stiamo inevitabilmente perdendo. E non è un caso che buona parte dei film presentati in pellicola siano degli anni Duemila (ad esempio i lavori di Rosa Barba e Paolo Gioli), segno che è ancora possibile fare ricerca sperimentale sul film, indagando ancora una volta la sua materialità.