Per voci sole
Le mani si agitano nel silenzio ombroso della confessione. A tratti veloci, sicure; a momenti più lente, incerte; esitano nella ricerca della giusta parola, di un gesto che si faccia voce di verità, grido di liberazione e di protesta.
Terry, Arthur, Gary e Pat erano contenti del calore e della bellezza trovati alla scuola cattolica “St. John” per Sordomuti di Milwaukee, Stati Uniti. Quasi una rivincita sulla vita che aveva silenziato le loro parole, alimentandone il senso di esclusione dalla realtà e dalle emozioni dei cosiddetti “normali”. Persone, questi ultimi, come le amorevoli suore che si prendevano cura dei ragazzi nella quotidianità delle attività scolastiche; o come la guida spirituale del campus, Padre Lawrence Murphy, abile direttore amministrativo, esperto comunicatore nel linguaggio dei segni, e subdolo molestatore di giovani e adolescenti nell’intimità di confessionali e dormitori intrisi di paura e oscurità. Esplode come una mina sotterranea a più gradazioni la verità tagliente di Mea Maxima Culpa: Silenzio nella casa di Dio di Alex Gibney. Trova il marcio di una piccola diocesi della provincia americana, lo dissotterra, e ne scandaglia la natura mortifera fino a coglierne l’essenza contagiosa, sistemica. E mentre non nasconde nulla su quel degradante e abominevole repertorio di “attenzioni particolari” – carezze illecite, coercizioni, atti sessuali imposti, stupri fisici e psicologici continui – che i “ministri di Dio” perpetua(va)no ai danni dei più deboli, spazia da un continente all’altro svelando una, cento, mille Milwaukee; e lasciandosi come ultima tappa di un viaggio nel lato buio dell’umanità la sede pontificia, il Vaticano nella sua impenetrabilità e con tutti i suoi segreti d’archivio. Perché – sconcerta dirlo – gli abusi non sono altro che la punta dell’iceberg di un sistema di potere che da più di diciassette secoli fa di tutto per sopravvivere a se stesso, alle sue stesse debolezze e perversioni, arroccandosi in una condizione di impunibilità che del sacrificio cristiano non ha nulla, della morte per gli altri professata da Gesù sulla croce neanche l’alone salvifico del ricordo e del pentimento. La Chiesa come una casta, immutabile alle azioni riformatrici del suo stesso capo, il Papa, e sorda – lei infinitamente più di quei ragazzi abusati – alle richieste di amore e giustizia dei suoi stessi figli. Una testimonianza feroce e spiazzante che supporta le ricostruzioni soggettive dei fatti con dichiarazioni di giornalisti, avvocati, studiosi e religiosi, e in grado di frantumare la patina di ipocrita purezza dietro la quale si vorrebbe eclissare la fallacità delle azioni umane. Infine, una visione “dovuta” – da preti, monsignori, vescovi, cardinali e papi in primis: per prendere consapevolezza che evangelizzare significa guardare e riconoscere, prima che quelle degli altri, le proprie più gravi e inconfessabili colpe.
Mea Maxima Culpa – Silenzio nella casa di Dio [Mea Maxima Culpa: Silence in the House of God, USA 2012] REGIA Alex Gibney.
CAST (voci) Jamey Sheridan, John Slattery, Chris Cooper, Ethan Hawke.
SCENEGGIATURA Alex Gibney. FOTOGRAFIA Lisa Rinzler. MUSICHE Ivor Guest.
Documentario/Drammatico, durata 106 minuti.