Parigi fuori campo
Anne è una donna estone di mezza età, divorziata dal marito alcolizzato e costretta ad accudire la madre malata. Dopo la morte di quest’ultima le viene proposto un lavoro a Parigi: si tratta di dover far da badante ad un’anziana signora, Frida, anch’ella di origini estoni. Dopo un attimo di titubanza, la donna, forte dell’ottima padronanza del francese, decide di accettare l’offerta e partire.
Arrivata a destinazione, l’accoglie Stèphane, proprietario di una brasserie locale e affezionato ex amante di Frida nonostante la differenza di età. Il primo approccio non è dei migliori: l’anziana donna è depressa, capricciosa e non risparmia invettive e imprecazioni. Ma basta poco per rompere il ghiaccio: presto le due donne troveranno complicità, e dietro al volto rugoso di Frida, Anne scorgerà la vera Parigi che fu. A Lady in Paris, infelice titolo per il mercato italiano di Une Estonienne à Paris, indirizza il proprio sentiero tematico verso l’immagine (antica, romantica ancorché effimera) di una città simbolo per la cultura occidentale. Vedere Parigi è il sogno di molti, anche di Anna, pur nelle umili vesti di badante estone. Ciò che, tuttavia, rende interessante un film del genere è principalmente la misura con cui la metropoli, oggetto del desiderio, viene raffigurata. Semplicemente, quasi, non la vediamo. Anna, costretta a lavorare dentro gli spazi di un sontuoso appartamento, si concede un po’ del proprio tempo libero per vedere la città notturna. Peccato che questo tempo libero venga a noi presentato nei termini dell’ellissi temporale: in A Lady in Paris, Parigi non si vede. È concentrata in una Jeanne Moreau oramai irriconoscibile, o forse fin troppo. Un’attrice, e un personaggio, che è, essa stessa, Parigi. A questo proposito, la parziale riuscita di A Lady in Paris è determinata dalla consistenza teorica del fuori campo. Il cinema non è solamente un dispositivo atto a documentare l’evidente, ossia l’inquadrato, ma può talvolta conferire pari densità a ciò che viene interdetto. In questo caso l’oggetto di valore, manifestatosi nell’inquadratura finale e apice simbolico del film, risulta essere determinato dall’imprendibile Tour Eiffel che compone lo sfondo immaginario della storia.
A Lady in Paris [Une Estonienne à Paris, Francia/Estonia/Belgio 2012] REGIA Illmar Raag.
CAST Jeanne Moreau, Laine Mägi, Patrick Pineau, Frederic Epard.
SCENEGGIATURA Illmar Raag, Lisa Machebouef, Agnès Feuvre. FOTOGRAFIA Laurent Brunet. MONTAGGIO Anne-Laure Guégan.
Drammatico, durata 94 minuti.