Ineguagliabile Twin Peaks
Robin è una giovane detective tornata per qualche tempo in una remota e scarsamente popolata cittadina per stare accanto alla famiglia. La decisione di aiutare il comando locale nella ricerca di una dodicenne sparita in circostanze misteriose nei pressi del lago farà venire a galla sconosciuti particolari, sia su lei stessa che sulla collettività.
Il nome della celebre regista neozelandese rievocherà ai più le intense vicende di protagoniste eccezionalmente caparbie ma prigioniere, loro malgrado, di una società fatta di crinoline e rigide convenzioni ottocentesche, raccontate in modo straordinariamente empatico da film del calibro di Lezioni di piano o Bright Star. Eppure, anche se nel cast figura quella stessa Holly Hunter che anni prima aveva già collaborato felicemente con la Campion, Top of the Lake assomiglia molto più al controverso Holy Smoke che ai capolavori girati in costume che hanno garantito alla cineasta l’ingresso nell’Olimpo cinematografico. Così, nonostante le buone premesse e promesse iniziali, per varie ragioni la miniserie lascia parecchio straniti e interdetti. Se l’ambientazione nella brulla terra della Nuova Zelanda e le cupe scelte cromatiche sembrano riuscire efficacemente sia a sottolineare i turbolenti stati d’animo dei protagonisti che a fare da contrappunto alla loro necessità di ristabilire un contatto con la natura e i bisogni primordiali dell’uomo, lascia invece perplessi il fatto che non si riescano a sfruttare fino in fondo le opportunità scenografiche e di sceneggiatura offerte dallo sfondo lacustre e dall’ampia gamma di simbologie collegate all’acqua. La pietra di paragone cinematografica più celebre in tal senso è senz’altro Twin Peaks, ma nelle arti tutte, come Moby Dick e l’epica insegnano, non mancano certo illustri esempi dell’utilizzo di questo elemento sia per esprimere il potere di dare e togliere la vita che di risvegliare antiche paure e pulsioni umane mai completamente sopite. Sebbene il linguaggio scurrile, il bizzarro sottofondo sessuale e i tratti eccessivamente misogini o femministi di alcuni personaggi secondari (tra l’altro pure poco credibili, visto che siamo in uno sparuto villaggio di alcune centinaia di anime immerso nella natura selvaggia, dipinto come un nutrito compendio delle più basse e viziose categorie umane mai viste sulla faccia della terra) non sembrino necessariamente funzionali alla storia raccontata, non tutto è da buttare. Quella di Top of the Lake resta però una Campion confusa e che (chissà, forse anche volutamente) confonde. Per non restarne completamente delusi è allora consigliabile mettere in stand by le aspettative suggerite dalla sua filmografia in costume, fino ad oggi la parte più apprezzata dalle grandi platee.
Top of the Lake [id., Australia/Nuova Zelanda/Gran Bretagna 2013] IDEATORE Jane Campion, Gerard Lee.
CAST Elisabeth Moss, David Wenham, Peter Mullan, Thomas M. Wright, Holly Hunter.
Drammatico, durata 60 minuti (episodio), stagioni 1