SPECIALE GUILLERMO DEL TORO
Beautiful Freaks
A quattro anni di distanza dal primo capitolo, nel 2008 rientra prepotentemente in pista Hellboy, il demone rosso nato come fumetto nel 1993. Lontano dai soliti schemi fantasy ed estraneo alla s(t)olida costruzione dei Marvel movies, per Guillermo del Toro Hellboy è anzitutto identificazione con il colosso rude ma bonario, guascone eppure sentimentale evocato dai nazisti nel ’44 e salvato da uno scienziato.
Lo ritroviamo dove lo avevamo lasciato: al servizio del bureau per il paranormale, accanto all’acquatico Abe Sapien e all’infuocata Liz Sherman, entrambi beautiful freaks come lui. Del Toro nella sua visione autarchica del mondo dei supereroi ci propone con un incipit fiabesco la creazione di un mondo popolato da cavalieri tenebrosi, leggendari paladini e indistruttibili armate. Un’atmosfera da Signore degli Anelli alla quale è bene abituarsi fin da subito, così come è bene abbandonarsi nel minor tempo possibile al mood demodé dell’autore, per godere appieno delle sue invenzioni visive e narrative. A riattivare Anung Un Rama (vero nome di Hellboy, per gli amici Red) è la rottura della tregua fra umani e Regno Fantastico, ad opera dello spietato principe elfo Nuada. Red da che parte sta? A sua volta mostro al servizio degli uomini, il Nostro vive un forte contrasto interiore, agitato e fomentato soprattutto dalla xenofobia di chi rigetta il diverso anche quando viene in pace o in difesa. È lo stesso conflitto che scuote l’animo di Batman, in fondo, con la sostanziale differenza che il signor Wayne appartiene “sul serio” alla razza umana. Hellboy e Il cavaliere oscuro a ben guardare sono due film dagli intenti praticamente speculari: la dimostrazione della mostruosità di tutti gli esseri umani nel caso del cerebrale Nolan, e il suo opposto per quanto riguarda del Toro. Ovvero la profonda umanità del freak, continuamente rimarcata: l’innamoramento di Abe Sapien per Nuala, gemella del cattivo Nuada; la gravidanza di Liz e la prospettiva della paternità per Hellboy; lo strappo alle regole del comandante Johann Kraus, entità ectoplasmica in tuta da palombaro. Tutti gli esseri deformi che appaiono sullo schermo hanno qualcosa di familiare, di tenero e ammaliante. Sarà l’influenza dalla pittura di Bosch, sarà la mistura di CGI ed effetti dal vivo (che in un paio di scene d’insieme rimanda con nostalgia al primo Star Wars), sarà l’affetto dei creatori per la creatura. Sarà che forse siamo tutti un po’ mostri, il che ci rende particolarmente umani. L’importante è non prendersi troppo sul serio, camminare lievi anche sul filo dello sfottò ai totalitarismi tanto caro al regista (vedi Il labirinto del fauno), e mostrare che anche scendendo a patti col cinema mainstream un’indipendenza – di concetto, di contenuto, di stile – è possibile.
Hellboy – The Golden Army [Hellboy II: The Golden Army, USA 2008] REGIA Guillermo del Toro.
CAST Ron Perlman, Selma Blair, Doug Jones, John Alexander.
SCENEGGIATURA Guillermo del Toro. FOTOGRAFIA Guillermo Navarro. MUSICHE Danny Elfman.
Azione/Fantastico, durata 119 minuti.