Abbiamo incontrato Patrice Leconte a Gorizia, dove ha ricevuto il Premio Opera d’Autore 2013. Prima di assistere alla proiezione de L’uomo del treno e intrattenersi in sala con il pubblico, il regista francese ha concesso un’intervista esclusiva a Mediacritica:
Un premio importante quello che le consegnano oggi. È il primo che riceve in Italia? Quanto è rimasto sorpreso da questo riconoscimento e della retrospettiva che l’Amidei le ha dedicato?
Nel 1997, Ridicule ha vinto il David di Donatello come miglior film straniero. Ma questo omaggio mi rende particolarmente felice perché l’Amidei è un festival attento alla scrittura cinematografica, che ritengo la base del mio mestiere.
In questi giorni vedremo un’ampia rassegna dei suoi film. Ero curioso di sapere a quale è più affezionato e se ce n’è uno che ritiene particolarmente riuscito nonostante sia stato sottovalutato da critica e/o pubblico.
Nessuno in particolare ma la migliore ricompensa, più di ogni premio ricevuto, più del giudizio unanime della critica, è vedere le sale piene di gente e di giovani. I film che portano tante persone al cinema sono quelli che mi hanno dato le maggiori soddisfazioni.
Dunque preferisce il pubblico alla critica? Immagino non sia solo una questione economica!?
Si, il pubblico, senza dubbio. E di certo non per riempirmi le tasche. Il concetto è piuttosto un altro: per chi facciamo i film? Per andare al Festival di Cannes? Per ricevere premi? Per sedurre la critica? Fa piacere ma non è quello il fine. I film si fanno per gli spettatori e quando escono dalla sala devono poter dire di aver visto qualcosa di bello. Si dovrebbero fare solo per questo motivo.
Ora mi viene in mente che ieri ho visto Holy Motors, forse non proprio un esempio di quello che ha appena detto! O meglio, non un film per il grande pubblico. Esiste una formula per accontentare sempre tutti?
Si, ho visto anche io Holy Motors, ha ragione. Ad ogni modo, anche se realizziamo un film per noi stessi, io penso sempre al momento in cui la gente entra in sala e si prepara a vederlo. Ma la verità è che io faccio film che prima di tutto piacciano a me, con la speranza che poi soddisfino anche il pubblico. Per un regista la “formula” è essere fieri del proprio lavoro, non ho mai fatto nulla che non mi piacesse.
Cosa ne pensa del cinema francese contemporaneo e qual è, se c’è, un film recente che l’ha particolarmente colpita?
In Francia si fanno troppi film per ragioni sbagliate. C’è la televisione, Canal Plus, i distributori, le società finanziarie, tutti poco attenti a vedere la differenza tra un buon prodotto ed uno mediocre. I produttori che ci riescono sono sempre più rari. Due film che ho amato molto, invece, sono Marius e Fanny di Daniel Auteuil, rivisitazioni della trilogia di Pagnol.
Lei ha lavorato con i Cahiers du Cinéma. Oggi legge la critica cinematografica? Come pensa sia cambiata con l’avvento di Internet?
Non leggo più niente. Quando trovo critiche cattive sui film che faccio preferisco non leggerle. Ogni tanto ci sono anche articoli positivi ma non leggo neanche quelli, me li segnalano gli amici. Su internet, per quanto sia una persona abbastanza informatizzata non conosco neanche i siti che si occupano di critica cinematografica. Non mi appassionano i forum, le discussioni, i blog. Sono di un’altra generazione!
C’è un progetto importante che ha sempre sognato di fare ma non ha mai potuto realizzare?
Sogno di fare una commedia musicale. Il mio ultimo film in qualche modo lo era ma vorrei fare qualcosa di diverso e di più sperimentale. Guardo un sacco di commedie musicali, i film di Bollywood; la musica e la danza mi interessano ma è molto complicato perché è stato già fatto tutto in questo ambito.
Ci ha provato Wim Wenders con Pina 3D…
Esatto, quello è un buon esempio. Io non so se mai ci riuscirò. Al limite farò un film pornografico… no sto scherzando!
Perché non lo fa davvero, non c’è niente di artistico e originale nella pornografia… aspettando di vedere Lars Von Trier.
Von Trier mi innervosisce. Secondo me la pornografia è un ghetto. I film sono fatti in due giorni, senza soldi, senza storie, senza attori. Credo che se andassi da un produttore proponendo un’idea diversa mi direbbe “no, vanno benissimo così”. Ma ora ci penso, vorrà dire che farò un film pornografico musicale!