Milan l’è semper gran Milan… nel bene e nel male
Presentato durante l’ultima edizione del Festival di Locarno, nella sezione Piazza Grande, La variabile umana è l’esordio nel lungometraggio di finzione del documentarista Bruno Oliviero.
Napoletano d’origine e milanese d’adozione, con i suoi documentari Oliviero ha indagato nei meandri della città meneghina, parlando delle infiltrazioni mafiose, o raccontando la settimana che ha preceduto la vittoria di Giuliano Pisapia. Per l’approdo alla finzione il regista ha scelto il noir metropolitano dove, più che l’indagine in sé, contano le atmosfere e le psicologie smarrite dei personaggi: smarrito è l’ispettore protagonista (Silvio Orlando) e smarrita è la figlia adolescente, così come è da ritrovare e ricostruire il loro rapporto. Sullo sfondo: l’omicidio di un ricco e potente finanziere, non propriamente limpido nel privato. La variabile umana compie a Milano un’operazione simile a quella recentemente compiuta a Roma da Marco Risi con Cha cha cha: con la stessa centralità dei rispettivi contesti metropolitani, in entrambi il torbido e lo squallore di un potere nascosto sembrano manovrare da dietro le quinte i destini dei protagonisti e determinare i loro rapporti. Il malessere e il disagio intimo e privato diventano quindi anche conseguenze di un sistema innanzitutto economico e poi politico e sociale pervasivo e notturno come le feste in cui tesse le sue tele, sfuggente pur agendo in continuazione e in ogni angolo della realtà cittadina. Le scenografie, i panorami e le architetture urbane diventano così uno specchio che riflette e gli smarrimenti e gli stati d’animo dei personaggi. Splendidamente fotografata e lontana sia dallo stereotipo più turistico che da quello di città semplicemente di yuppies viziati e vuoti, Milano quindi diventa, come si suol dire, un personaggio fondamentale del film, che condivide con i protagonisti lo stesso malessere, trasformandosi in un’immediata metafora della loro condizione. Se Oliviero dimostra di avere un buon piglio descrittivo, regalando atmosfere efficaci e affascinanti e una manciata di singole scene belle e potenti, La variabile umana funziona meno a livello propriamente narrativo: non riesce a tenere costante la tensione, presto affievolita. La narrazione smarrisce così gradualmente mordente, e a risentirne è proprio la riflessione implicita sulla subdola pervasività del potere, la cui efficacia rimane incastrata nel fascino delle singole atmosfere. Elementi su cui lavorare e puntare comunque non mancano: Bruno Oliviero, una volta ristabilito l’equilibrio tra “sguardo” e “racconto”, ha le carte in regola per diventare un protagonista di rilievo del nostro cinema.
La variabile umana [Id., Italia 2013] REGIA Bruno Oliviero.
CAST Silvio Orlando, Giuseppe Battiston, Alice Raffaelli, Sandra Ceccarelli.
SCENEGGIATURA Valentina Cicogna, Doriana Leondeff, Bruno Oliviero. FOTOGRAFIA Renaud Personnaz. MUSICHE Michael Stevens.
Noir, durata 83 minuti.