Montagna Aperta
Con il suo secondo film di finzione Andrea Segre, già documentarista di lungo corso, continua il suo percorso d’indagine che pone al centro i grandi temi dell’immigrazione e dell’integrazione, con piccole grandi storie pronte a rivelare esistenze marginali e culture diverse.
Dopo la difficile convivenza tra comunità cinese e pescatori italiani in quel di Chioggia (Io sono Li), ne La prima neve ecco un giovane africano, sopravvissuto a una delle “traversate della speranza” dalle coste libiche a quelle nostrane, ora ospitato in un centro d’accoglienza in una piccola e isolata valle trentina, nell’attesa di regolari documenti. A Segre preme raccontare la sommessa ricchezza insita nella semplice vita montanara e un’accoglienza del “diverso” che è lontana da parole retoriche, astratti ideali, pietismo di circostanza, ma si fonda sul rispetto reciproco e sul lavoro da compiere fianco a fianco. Al centro della scena il dolore che inizialmente isola e infine unisce tutti i personaggi: la morte di un alpinista al tempo stesso ha privato Michele e la sua famiglia del padre, del marito e del figlio; Dani ha perso la moglie incinta durante la traversata, mentre la figlia che portava in grembo si è salvata, quella piccola esistenza legata a un trauma straziante e non rimarginabile che lui non riesce ad accettare nel suo cuore. Nell’impulsivo Michele, tormentato dal ricordo paterno, ecco che Dani si specchia e si riconosce: una vicinanza iniziale che diviene spontanea amicizia fino a un intenso finale sospeso, circondati dal biancore ovattato della prima neve che attutisce la sofferenza e cristallizza lo scorrere del tempo. Se l’ambientazione montanara in una piccola valle non lambita dal turismo, dove il dialetto prevale sull’italiano, richiama Il vento fa il suo giro di Diritti, il film di Segre ne è per certi versi la nemesi, il lato positivo e ottimista della stessa medaglia. Non vi è traccia di diffidenza e ostilità solo rispetto e aiuto reciproco. Peccato solo che La prima neve sconti a tratti una fragilità narrativa che ne indebolisce la forza, ideale e visiva. Se come documentarista Segre ha già raggiunto livelli invidiabili (su tutti, lo splendido Mare Chiuso), il percorso di crescita come regista di finzione è ancora in corso. Tuttavia, mentre alcuni problemi di scrittura (Segre sempre cosceneggiatore) già presenti in Io sono Li permangono, La prima neve risulta più lineare e spontaneo rispetto al predecessore, facendoci ben sperare nel prosieguo dell’autore veneto. Concludendo, è giusto sottolineare l’importanza del messaggio di fondo, sul dovere dell’accoglienza e l’opportunità dell’integrazione, che aumenta il peso specifico di questo piccolo film italiano uscito in sala in giorni in cui stragi di migranti e dibattiti sul tema riempiono la nostra attualità.
La prima neve [Italia 2013] REGIA Andrea Segre.
CAST Jean-Christophe Folly, Matteo Marchel, Anita Caprioli, Giuseppe Battiston.
SCENEGGIATURA Andrea Segre, Marco Pettenello. FOTOGRAFIA Luca Bigazzi. MUSICHE Piccola Bottega Baltazar.
Drammatico, durata 104 minuti.