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El àrbol de la muralla

lunedì 28 Ottobre, 2013 | di Martina Farci
El àrbol de la muralla
Festival
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Voto autore:

Festival del Cinema Latino Americano, 19-27 ottobre 2013, Trieste

Per non dimenticare, mai!
Jack Fuch è uno degli ultimi sopravvissuti all’Olocausto. Ebreo di origine polacche, è trapiantato in Argentina, a Buenos Aires, dopo la seconda guerra mondiale, e ora si racconta in questo nuovo documentario di Tomàs Lipgot. Eppure con il suo viso sereno, la sua ironia e il suo senso dell’umorismo, risulta difficile immaginarselo prigioniero ad Auschwitz, rimanendo l’unico sopravvissuto di tutta la sua famiglia.

El àrbol de la muralla, film in Concorso nella sezione Contemporanea al XXVIII Festival del Cinema Latino Americano di Trieste, ha il compito, attraverso il cinema, di portare la testa e il cuore in uno dei periodi più oscuri e tragici che la Storia possa ricordare. Ricordare, appunto, è l’intento del regista, per far si che la memoria non vada perduta, per continuare a non dimenticare, in rispetto e in dovere di tutte quelle vittime innocenti.mediacritica_el-arbol-de-la-muralla Lipgot punta tutto sulla semplicità del linguaggio documentaristico, alternando interviste a fumetti e grafici, anche se è naturalmente sempre Jack Fuch il perno del film. A 60 anni dai drammatici eventi lo ritroviamo in casa propria, che scrive al computer, chiacchiera con la nipote, ma soprattutto si dimostra disponibile e sensibile. Sembra impossibile pensare che una persona con così tanta ironia e senso dell’umorismo abbia potuto subire le pene dell’inferno e difatti parola dopo parola, ricordo dopo ricordo, le lacrime cominciano a farsi largo in quegli occhi vuoti, ma ancora bisognosi di vivere. Si libera, dopo tanti anni, forse troppi, di silenzio, di tutte quelle sensazioni, paure, orrori, che ne hanno costellato la sua esistenza ma che non gli hanno impedito di rifarsi comunque una vita. Una vita segnata dal lutto, dalle ingiustizie, dal profondo dolore che Fuch racconta con il cuore in mano, senza odio, ma con quella semplicità che solo poche persone avrebbero potuto mantenere. Per accentuare il tutto, il regista si avvale anche di filmati fatti dallo stesso Fuch e di disegni animati per la ricostruzione storica, che danno un’impronta originale e vissuta al film e per enfatizzare ulteriormente il ritratto di un uomo che, nonostante tutto, non ha mai perso la sua dignità e la sua umanità. “Tanti, troppi, sono stati costretti a morire, ma io sono costretto a vivere”. Forse basterebbero queste parole per riassumere quello che ne è stato di Jack Fush dopo due anni di Auschwith, dopo aver visto morire tutta la sua famiglia, i suoi amici, ma che non gli hanno tolto il sorriso e la voglia di ricominciare. Perché anche se nulla sarebbe stato come prima, giusto o sbagliato che sia, la vita deve andare avanti.

El àrbol de la muralla [id., Argentina 2012] REGIA Tomàs Lipgot.
CAST Jack Fuchs.
SCENEGGIATURA Tomàs Lipgot. FOTOGRAFIA Tomàs Lipgot. MUSICHE Pablo Nemirovsky.
Documetario, durata 75 minuti.

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