SPECIALE ADOLESCENTI RIBELLI, II PARTE
Pregherò
Difficile negare le qualità positive di Magdalene, il secondo dei tre lungometraggi diretti da Peter Mullan, che ha imparato da Ken Loach non tanto la direzione degli attori (comunque qui tutti eccellenti), quanto quel coraggio, spesso erroneamente scambiato per faziosità, di prendere una posizione e difenderla con forza, correndo anche il rischio di sfociare nel film a tesi o nello schematismo del film di denuncia sociale.
E da Loach Mullan eredita anche l’ironia britannica, in Magdalene, però, presente solo in una scena, quella dello scherzo a padre Fitzroy, che tra l’altro diventa subito drammatica. Il film, infatti, è una successione abbastanza sadica di varie crudeltà, commesse quasi sempre dalle suore di un convento/istituto della contea di Dublino, a partire dal 1964, nei confronti delle ragazze lì rinchiuse a tempo indeterminato, costrette a lavorare nella lavanderia per espiare peccati di natura sessuale. L’etica perversa basata sul senso di colpa, tipica del cattolicesimo, viene esplicitata nelle sue derive peggiori e per la sua violenza Magdalene, perciò, potrebbe essere ambientato benissimo in un campo di concentramento, in una caserma (c’è persino la vittima sacrificale di buon cuore alla Palla di lardo, Crispina) in un ospedale psichiatrico, o in un carcere. Le dinamiche sono le stesse, le istituzioni repressive funzionano tutte allo stesso modo: homo homini lupus, quindi l’unica speranza è la fuga. Solo Bernadette, la più lucida e forte delle ragazze, coltiva fino alla fine questa speranza. Forse perché è l’unica che non è rimasta incinta, nell’orfanotrofio da cui proviene si limitava solo a parlare con i ragazzi, non ha subito il trauma del distacco da un figlio appena partorito. Le altre, invece, subiscono, rassegnate, senza fare troppa resistenza, le angherie della mostruosa suor Bridget, una magnifica Geraldine McEwan, e delle altre religiose alle sue dipendenze. Si aggrappano a medagliette-feticcio, come Crispina, piangono, pregano, hanno perso ogni dignità. Colpisce allo stomaco il realismo di scene come quella di un tentato suicidio e quella in cui suor Bridget fa quasi lo scalpo a Bernadette (salvo poi commuoversi in sincronia con Ingrid Bergman durante la proiezione de Le campane di Santa Maria di Leo McCarey). La coralità della struttura narrativa è ben controllata da Mullan, che sceglie di raccontare in particolare la storia di quattro donne, ma dedica idealmente il film, quasi come risarcimento, a tutte le 30000 ragazze private della libertà fino al 1996.
Magdalene [The Magdalene Sisters, Gran Bretagna/Irlanda 2002] REGIA Peter Mullan.
CAST Nora-Jane Noone, Dorothy Duff, Anne-Marie Duff, Eileen Walsh, Geraldine McEwan.
SCENEGGIATURA Peter Mullan. FOTOGRAFIA Nigel Willoughby. MUSICHE Craig Armstrong.
Drammatico, durata 119 minuti.