31° Torino Film Festival, 22-30 novembre 2013, Torino
Vite concentriche
Con un titolo allusivo degno del miglior horror – e in effetti un The Plague esiste già, datato 2006 – L’infestazione di Neus Ballus interseca cinque frammenti di vita, cinque percorsi apparentemente distinti e lontani fra loro che al contrario sono destinati ad incontrarsi.
Più che film dell’orrore, la regista ama definire il suo ufficiale debutto nel lungometraggio un “western contemporaneo”, perché immerge nella calura estiva di una periferia spagnola caratteri ai margini della società, in un paesaggio che sembra – tra complessi industriali, baracche e autostrade – ai confini del mondo. Ci sono Iurie, lottatore di lucha libre moldavo alla disperata ricerca di occupazione, e Raul, coltivatore diretto che gli offre un precario lavoro da bracciante. Accanto a Raul vive poi la novantenne Maria, fragile donna orgogliosa costretta al ricovero in ospizio per problemi respiratori. Lì la curerà Rosemarie, infermiera filippina che si reca a lavoro ogni giorno a piedi incrociando sul suo percorso Maribel, prostituta di mezza età con la necessità quotidiana di procurare danaro per sé e per il figlio disoccupato. Un campionario di solitudini e incertezze in uno scenario da apocalisse, tutte accomunate da un sentimento paradossale ma tangibile: il desiderio di lottare quasi “passivamente” contro le avversità, come se i personaggi fossero animati da una sorta di disillusione esistenziale che li spinge a ripetere sempre le stesse azioni. È questa forse l’infestazione del titolo, la piaga che infetta tutta l’umanità all’epoca della crisi economica. L’inerzia cronica traghetta i cinque protagonisti (un po’ in cerca d’autore, visto il minimalismo estremo e programmatico della trama) come uno sciame di mosche anestetizzate che fatalmente incocciano fra loro senza farci troppo caso, costrette ad una coazione a ripetere da un microcosmo infimo e privo di opzioni. Fuor di metafora c’è un insetto che infesta i campi di Raul minacciando un prezioso raccolto, e l’atmosfera del film è talmente concentrata su questa allegoria da togliere respiro persino ai pochi infinitesimali scorci di speranza che ognuno incontra: il miraggio del wrestling come riscatto umano per Iurie, il possibile incontro fra Raul e Rosemarie, l’accettazione della “nuova vita” di Maria a contatto con gli altri degenti dell’ospedale. Stringendo sui dettagli dei suoi attori non professionisti (che essenzialmente interpretano versioni “recitate” di loro stessi), Ballus sfoca tutti i contorni consegnandoci un ritratto di lenta e calma disperazione (sub)umana. Ogni possibile idea di benessere – ammesso che esista – è lontano anni luce, e al popolo degli emarginati non resta che una fiacca alleanza. Verso il nulla, verso l’accettazione sconsolata di sé.
L’infestazione – The Plague [La plaga, Spagna 2013] REGIA Neus Ballus.
CAST Raul Molist, Maria Ros, Rosemarie Abella, Iurie Timbur.
SCENEGGIATURA Neus Ballus. FOTOGRAFIA Diego Dussuel. MUSICHE David Crespo.
Drammatico, durata 82 minuti.