Ancora una volta, ritornare al futuro
Cinematograficamente parlando, Leonardo Pieraccioni non ha più nulla da dire da quasi vent’anni. Pensateci, è un dramma: il dovere contrattuale di sfornare una sceneggiatura ogni due anni, e non avere uno straccio di idea. Ce lo immaginiamo così il Pieraccioni, con le mani premute fortissime sulle tempie mentre cerca di buttare giù qualche riga di soggetto necessario per tirarci fuori una storia di almeno un’ora e mezza di durata.
Direte: è facile sparare sulla Croce Rossa, dato che il raggio d’azione del comico fiorentino sono i cinepanettoni. Ma non è esattamente così. All’epoca del suo esordio I laureati (1995), Pieraccioni venne salutato come il nuovo fenomeno della commedia agrodolce all’italiana, come un guitto spuntato dal teatro e dalla tv che d’improvviso regala una boccata d’irriverente aria fresca accodandosi agli altri “grandi” autori toscani Nuti e Benigni. I laureati è la maledizione di Pieraccioni, che palesa l’ampiezza e la gravità di una promessa non mantenuta. Già dal successivo Il ciclone (1996) la critica che aveva sostenuto l’astro nascente iniziò a defilarsi, sparendo definitivamente con Fuochi d’artificio (1997). Non è una questione di incassi, anzi, quelli si sono gonfiati a dismisura facendo del buon Leonardo un non trascurabile asso commerciale. Il problema sta nel manico: Pieraccioni s’è venduto l’anima al diavolo troppo presto, e per chi si era – giustamente – innamorato di quei primi laureati il dilemma resterà in eterno insolvibile: possibile che fosse tutto lì, che tutto l’estro e la creatività si siano esaurite in 93 limpidi minuti? L’undicesimo film di Pieraccioni, Un fantastico via vai, sembra – ai nostri occhi maliziosi – la resa finale e dichiarata. Perché si ritorna fatidicamente sul luogo del delitto della vita universitaria, perché di nuovo Pieraccioni “si finge” studente fuori corso ma viene smascherato presto, perché non c’è più alcun ideale per cui sognare e allora resta l’insegnamento da dare ai giovani per non commettere i medesimi errori. Si ritorna – come si dice nella pellicola stessa – al futuro, e l’ex promessa del cinema italiano sembra quasi prenderci per mano e abdicare definitivamente. Come a dire: c’ho provato, ma io ora sono questo. Sono il regista da cassetta, sono l’operaio da prodotto in serie che s’è scordato come si fa un manufatto artigiano. E in questo, tutto sommato, non c’è nulla di così malvagio: per chi conosce i film “natalizi” di Leonardo ogni nuova opera è un ritorno lieve e sovrappensiero ad una comicità appena sussurrata, buonista e che si sciacqua via con l’ultimo sorso di coca cola. L’amarezza va agli altri, all’altra (ormai microscopica) fetta di spettatori che continuano a chiedersi, nostalgicamente, quale avrebbe potuto essere la carriera di un cineasta mancato.
Un fantastico via vai [Italia 2013] REGIA Leonardo Pieraccioni.
CAST Leonardo Pieraccioni, Serena Autieri, Maurizio Battista, Marco Marzocca.
SCENEGGIATURA Leonardo Pieraccioni, Paolo Genovese. FOTOGRAFIA Fabrizio Lucci. MUSICHE Gianluca Sibaldi.
Commedia, durata 95 minuti.