Lucrezia c’est moi
Chiamata a raccolta per le valorose eroine del fumetto: ecco che arrivano Wonder Woman, l’amazzone guerriera che veglia sui mortali, Elektra, la letale assassina, Eva Kant, la regina del terrore; le raggiunge Valentina dall’inconfondibile caschetto nero, accompagnata da Julia Kendall, sensibile criminologa che tanto somiglia a Audrey Hepburn; sgomitando si fa spazio Mafalda, sei anni e tanta voglia di far sentire la propria opinione.
Con mezz’ora di ritardo, naturalmente trafelata, eleganza casual per mascherare uno spiccato nervosismo cronico, è pronta a fare il suo ingresso anche Lucrezia, ambasciatrice di ogni frenetica donna moderna, ultima nata dalla penna della fumettista vicentina Silvia Ziche. Per lei è già pronta una nuovissima avventura, questa volta in coppia con Alice, giovane appassionata idealista, ulteriore alter ego della Ziche, partorita degli anni Novanta per le pagine di Comix. Lucrezia e Alice a quel paese racconta il risveglio dell’ingenua ragazza, ibernata vent’anni fa e liberata in un 2013 a lei sconosciuto: resasi conto delle infinite potenzialità dimenticate in un angolo, il suo unico obiettivo diventa salvare il mondo fuori uso, cocciuta paladina della giustizia accompagnata da un inconsapevole Maestro Jedi, Lucrezia stessa. Evoluzione l’una dell’altra, a queste due intrepide eroine è affidato il compito di mettere da parte l’ormai consolidato umorismo su amore/vita/stress/sogni per lasciar spazio ad un’analisi sociale della quotidianità odierna. Attenzione a non farsi prendere la mano: il solo fatto che il cattivo di turno sia un politico costruito, nutrito dalle illusioni del popolo e rilucente di false promesse, non significa che la graphic novel si tuffi di testa nella satira politica. Nessun riferimento a spinose situazioni nostrane, la stessa autrice ammette: “L’innominato cattivo del mio libro è cialtrone, arruffato, spiegazzato […] Non do un nome al personaggio apposta: non è nessuno, è una categoria. Volevo raccontare la deriva tragica che sta prendendo la politica nel nostro paese.” Il risultato è una semplice storia al femminile, che scherza sulle reali ossessioni del mondo moderno: Twitter, sondaggi telefonici, la dipendenza da documentazione del quotidiano, il non ammettere le proprie colpe e la propria ignoranza, e ovviamente anche la politica. La riflessione fatta su Lucrezia e Alice a quel paese è una storia unitaria, lineare, una fiaba moderna che purtroppo rischia più volte di perdersi in frasi fatte e già dette, risultando un tantino superata nel voler parlare ancora una volta di quanto sia messa male la nostra situazione. Viene fortunatamente ravvivata dall’incursione di svariati apostrofi piccanti, singole vignette dove i personaggi hanno la possibilità di mettere in pausa il racconto principale per sottolineare con arguzia l’argomento in campo. È in questi rapidi tocchi che l’incisività di Silvia Ziche trova da sempre una valvola di sfogo, tanto da avere la forza di diventare autonomamente una raccolta dal titolo Lucrezia 2. Ma a salvarlo sono soprattutto i suoi protagonisti, punti di forza che rendono la lettura agile e scorrevole, che presentano il problema ma ci affiancano una battuta, perchè in fondo per aggiustare un mondo ammaccato basterebbe solo guardare il libretto delle istruzioni.
Lucrezia e Alice a quel paese [Italia 2013] TESTO E DISEGNI Silvia Ziche.
PUBBLICATO DA Rizzoli Lizard.
Graphic novel, colore, 126 pagine.