ATTENZIONE, SPOILER!
Schegge impazzite
Anche la terza stagione di Homeland è conclusa. Come molti hanno scritto, il premiatissimo show ideato da Gideon Raff non è stato all’altezza delle season precedenti, mostrando il fianco a molte critiche sulla struttura della storia e il trattamento dei personaggi.
Primo dato certo: è stata la stagione di Saul Berenson e dei conflitti che lo abitano all’indomani dell’attentato a Langley, quando da abile spia diventa un implacabile risolutore, sempre prossimo a tradire l’ambiguità delle proprie scelte a guida della CIA. La crudezza del suo ritratto – più rotondo anche grazie all’approfondimento del matrimonio con Mira – supera di gran lunga quello della protagonista della serie, una Carrie Mathison in continuo movimento ma disgraziatamente sbiadita, povera di obiettivi profondi, divisa tra la vaga nostalgia dell’amore per Brody, l’azione ossessionata dal dovere e la simbiosi machiavellica con Saul. Quanto a Brody, fin dall’avvio di stagione si intuisce il progressivo ridimensionamento del personaggio: le contraddizioni del suo percorso trascendono oramai la passione per Carrie, il rapporto con la figlia Dana, la speranza stessa di un futuro negli Stati Uniti. Il coinvolgimento forzato da parte della CIA nel rovesciamento del regime iraniano lo vedrà superare la prigionia e tossicomania in Venezuela, rinascere come soldato, affrontare vincitore una missione suicida, essere infine catturato e condannato a morte dal nuovo governo iraniano, in un vortice di eventi che consuma in modo crudele il destino di una figura tragica, di cui cioè conoscevamo da sempre la fine, senza volerci credere. La sequenza dell’esecuzione di Brody rappresenta molto bene questa terza stagione di Homeland, radicalmente al limite della verosimiglianza geopolitica e dell’equilibrio drammaturgico, registicamente giocata sul montaggio alternato di singoli percorsi, amplificato non a caso l’uso della camera a spalla e dell’ottica lunga che isola le figure dal contesto: simili a schegge impazzite fra cui empatia e compassione sono messe a dura prova, i destini individuali soccombono sempre a una causa più grande. Per questo lo sguardo tra Carrie e Brody, definitivamente separati e per la prima volta in contatto nell’istante dell’impiccagione, è l’unico scambio d’autentico amore dell’intera stagione. Su cosa ci attenda adesso che Brody è morto e Carrie, incinta di suo figlio, sembra abbracciare con ambizione il nuovo incarico a Istanbul, è davvero difficile a dirsi: con la scomparsa di alcuni personaggi certo sarà possibile approfondirne altri (su tutti, il periferico Peter Quinn). Certo è che la stella commemorativa a pennarello con cui Carrie include Brody tra i martiri dell’agenzia, nella scena finale, è parsa risolvere in retorica un carico di dolore ben più grande. Sulla prossima missione, resta tutto ancora da scoprire.
Homeland [id., USA 2011] IDEATORE Gideon Raff.
CAST Claire Danes, Damian Lewis, Mandy Patinkin, Rupert Friend, F. Murray Abraham.
SCENEGGIATURA Howard Gordon, Alex Gansa.
Drammatico/Thriller, durata 55 minuti (episodio), stagioni 3.