Equivoci metropolitani
Secondo capitolo ideale del già discutibile 2 giorni a Parigi, incentrato questa volta sulla visita dei parenti francesi a New York dopo che Marion si è lasciata con Jack e si è trasferita, figlia a carico, con l’afroamericano Mingus, 2 giorni a New York trasporta negli Stati Uniti i temi del suo film gemello e riflette, senza eccessive pretese, sulle difficoltà dei rapporti familiari nella società contemporanea.
Per chi ha visto e già conosce 2 giorni a Parigi, le aspettative sul nuovo film di Julie Delpy saranno, se non basse, quantomeno chiare: l’atteggiamento, peraltro prezioso, con cui la Delpy si ostina a proteggere quell’osmosi tra cinema e vita che meravigliosamente ha nutrito la trilogia di Prima dell’alba, naufraga qui molto presto nell’incapacità di eludere la noia e gestire la carenza di idee, sebbene la nota leggerezza della parigina resti sempre un dato positivo nel giudizio complessivo del film. La vicenda si trascina nel tentativo di ritrarre tre francesi ruspanti e in parte imbecilli mentre invadono la già abbastanza travagliata quotidianità della connazionale esule e artista: non occorre andare nel dettaglio per immaginare l’effetto di uscite grossolane e atteggiamenti scevri dalla minima mediazione sociale, grazie al susseguirsi dei quali i problemi familiari e professionali di Marion sono amplificati al limite dell’esasperazione. A dover gestire l’imprevedibilità degli ospiti è tuttavia anche il mite Mingus (un Chris Rock un po’ sprecato): conduttore radiofonico col pallino di Obama, ha la buffa abitudine di parlare con un cartonato del presidente quando deve raccogliere le idee, ma la pazienza illimitata e il buonismo del suo ritratto ammorbidiscono troppo facilmente i suoi cedimenti di nervi, sgonfiando la risata dello spettatore. Non manca, per fortuna, quel briciolo di cattiveria e cattivo gusto che rende il film vagamente vivace, e conferma nel lavoro della Delpy il desiderio – profondo – di restare in contatto con l’immaginario della propria vita, facendosi affiancare ancora una volta dal padre Albert e non nascondendo, con tanto di dedica, il bisogno di trasfigurare nel cinema il disincantato saluto alla madre Marie Pillet, presente in 2 giorni a Parigi e scomparsa nel 2009. In questo quadro votato alla sincerità si inserisce il messaggio di un film fallito con garbo, che non difende in alcun modo la famiglia come struttura valoriale o mondo chiuso, ma come incontro eccezionale con altri esseri umani, imparando ad amare i quali possiamo vedere testimoniato nel tempo il nostro continuo cambiamento e il nostro, ancor più incessante, rimanere uguali. A chi tutto questo non interessasse, c’è sempre il cameo di un presuntuosissimo Vincent Gallo.
2 giorni a New York [2 Days in New York, USA 2012] REGIA Julie Delpy.
CAST Julie Delpy, Chris Rock, Albert Delpy, Alexia Landeau, Alexandre Nahon.
SENEGGIATURA Julie Delpy, Alexia Landeau. FOTOGRAFIA Lubomir Bakchev. MUSICHE Julie Delpy.
Commedia, durata 91 minuti.