Leoni nottambuli
Las Vegas: gioco d’azzardo, feste, luci, matrimoni precipitosi, piramidi di bicchieri e champagne a fiumi, sontuose suite d’hotel per ospitare altrettanto eccellenti hangover. E poi esagerazione, trasgressione, divertimento, follia, impulso, sfida, libertà. Ammettiamolo, prima di definirla come il capoluogo della contea di Clark nello stato del Nevada, agli occhi di molti Las Vegas si trasforma in un piccolo sfavillante paradiso in terra, incaricato di far avverare desideri reconditi di puro eccesso.
È lì che si ritrovano Billy, Paddy, Archie e Sam, amici fin da bambini, compagni di scorribande, loro quattro contro il mondo allora come oggi, sessant’anni dopo, sempre insieme, decisi a far capitolare la città dei sogni e smettere per un weekend di invecchiare. L’occasione sono le nozze di Billy, in procinto di sposare la sua bella fidanzata trentenne, o giù di lì, alle quali ovviamente va fatto precedere un addio al celibato di tutto rispetto. Inutile sottolinearlo, la sensazione di avere a che fare con una storia capace solo di far leva sui grandi nomi dei suoi protagonisti, costretti a scimmiottare in scena cercando disperatamente di far ricordare al pubblico in sala i loro svariati momenti di gloria è molto accentuata. Giovani nello spirito, vogliono dimostrare di essere ancora pieni di quell’entusiasmo e vitalità che fanno dimenticare la vecchiaia che incalza, la solitudine della vedovanza, la paura di un secondo infarto e un matrimonio senza più passione. Questa vena di malinconia riesce a toccare le corde giuste, scongiurando la caduta nello sconfinato pietismo, costruendo una storia che mischia l’incoscienza alla realtà, senza cercare di prendersi troppo sul serio, anche perché non ne avrebbe la forza. Paragonarla a Una notte da leoni è assurdo, nessun imprevisto costringe i protagonisti a salvarsi l’un l’altro, drogati di Roophis mentre la tigre di Mike Tyson dorme nel bagno della loro camera d’albergo. Quei giorni a Las Vegas sono nati come un’avventura programmata, rivelandosi il momento propizio per testare un’amicizia solida che ha conosciuto momenti indimenticabili, ma anche litigi, silenzi, gelosia. Dare nuovo senso a delle vite spente, l’opportunità per una seconda occasione mai negata, Last Vegas è una commedia gradevole, perfettamente godibile, fortificata da quattro attori che sono sempre (Douglas quasi sempre) una certezza. Alla regia figura Jon Turteltaub. Scoperto questo si ricollega il nome ai due capitoli, più uno in produzione, della saga National Treasure. La mossa successiva è dimenticarsi di tale scoperta e rivalutare Last Vegas in tutta franchezza.
Last Vegas [id. USA 2013] REGIA Jon Turteltaub.
CAST Michael Douglas, Robert De Niro, Morgan Freeman, Kevin Kline, Mary Steenburgen.
SCENEGGIATURA Dan Fogelman. FOTOGRAFIA David Hennings. MUSICHE Mark Mothersbaugh.
Commedia, durata 105 minuti.