SPECIALE CINEMA DELLA CRISI
O la Borsa o la vita!
Ora che la crisi (economica e morale) va di moda, è diventato pressoché impossibile evitare pellicole che parlino di collassi finanziari, investimenti sbagliati, declini di personaggi sbattuti dalle stelle del successo alle stalle della disoccupazione.
Basta guardare una qualsiasi programmazione di un qualsiasi multisala. Questa per esempio è la settimana (uscite del 23 gennaio 2014) di The Wolf of Wall Street, mentre tiene ancora botta The Counselor di Ridley Scott e si continua a discutere della borghesia brianzola del Capitale umano di Virzì. Insomma: il Cinema e in generale l’audiovisivo cavalcano l’onda, rendendosi strumenti d’analisi culturali e spesso didattici. È una tendenza nuova, che ribalta un assunto che fino ad una manciata di anni fa pareva intoccabile: nessuno ha voglia di vedere sul grande schermo fallimenti tangibili, che potrebbero diventare futuro comune. Per questo lo sfortunato The Company Men non ha visto la luce di una distribuzione italiana: perché in qualche modo è arrivato in anticipo rispetto ad un “risveglio” sociale che di lì a brevissimo avrebbe invece premiato lo straordinario Margin Call (2011). Il film di J.C. Chandor con protagonista Kevin Spacey – alle prove generali per House of Cards – e il lavoro dell’esordiente John Wells andrebbero persino visti insieme, come un dittico complementare sulla Grande Recessione del 2008-2013. Rispetto all’andamento fluido e squisitamente misterioso di Margin Call – film giocato sul “buio” della speculazione finanziaria, in cui comprendiamo il crollo in atto ma ci viene del tutto privata la possibilità di capirne le motivazioni, The Company Men si svolge in modo compatto, come per capitoli auto-conclusivi. Prima c’è il lusso delle piscine, delle automobili da sogno, del Golf Club e di uno stipendio da 120 mila dollari l’anno; poi c’è la brusca frenata, con l’improvviso licenziamento di Ben Affleck (mono-espressività per una volta funzionale alla trama); e infine c’è la presa di coscienza e la riscoperta di determina(n)ti valori andati perduti. Forse in modo troppo schematico, ma comunque efficace, assistiamo quindi alla parabola umana di un arricchito manager che non riesce a guardare in faccia la realtà, che passa dall’affermare “Devo sembrare un vincente” alla vendita della Porsche e della casa, fino all’amara accettazione del lavoro come carpentiere presso il cognato. Non ci sono scappatoie, e The Company Men non ci risparmia né la tragicomica verità che ciò che conta oggi appartiene alla virtualità distruttiva delle Banche né la disperazione di chi si sente frustrato, inutile e finito. È forse per questo che il conciliante finale ci fa storcere il naso: al miraggio dell’american dream gli USA non sono proprio disposti a rinunciare. Nonostante lo si sia demolito pezzo per pezzo per oltre 100 minuti.
The Company Men [id., USA 2010] REGIA John Wells.
CAST Ben Affleck, Kevin Costner, Tommy Lee Jones, Chris Cooper, Maria Bello.
SCENEGGIATURA John Wells. FOTOGRAFIA Roger Deakins. MUSICHE Aaron Zigman.
Drammatico, durata 109 minuti.