SPECIALE GEORGE CLOONEY
Arrivano i nostri
Monuments Men fa un discorso interessante sulla salvaguardia della tradizione artistica, discorso che parte dalla trama, per trovare corrispondenza anche nelle scelte stilistiche. Infatti, è un film così all’antica, nel ritmo prevalentemente compassato, nella prevalenza della conversazione sull’azione, da farci pensare a una chiara intenzione di omaggiare il cinema classico dei bei tempi. Persino le musiche pompose sembrano tratte da vecchi film d’avventura.
Di sicuro, la sequenza della scelta e del reclutamento della “squadra” dei “Monuments Men”, nei titoli di testa, fa ricordare momenti analoghi in film come I magnifici sette o Quella sporca dozzina. Ma nel film di Clooney è il tono da commedia a prevalere, come prevedibile, nonostante la presenza di scene drammatiche (siamo sempre in un contesto di guerra). E alla fine, a conferma dell’atteggiamento di ammirazione nei confronti del cinema del passato, i protagonisti del film possono essere considerati una parodia e un rovesciamento proprio degli eroi tradizionali. Non si sa, però, quanto agli spettatori possa importare la riduzione del cinema a giocattolo nelle mani degli autori, cioè l’elemento “meta” del film, a maggior ragione quando si tratta di una superproduzione come questa. Il rischio da spettatore – non osiamo immaginare le reazioni dei giovani non cinefili – è quello di infastidirsi per lo spreco di denaro, davanti a risultati artistici che non si sollevano da una medietà di confezione ormai data per scontata, almeno in cinematografie non da terzo mondo come è invece quella italiana, fatte le dovute eccezioni. Inoltre, l’uscita di questo film banalmente antinazista dopo il sorprendente e ben più coraggiosamente metacinematografico Bastardi senza gloria di Tarantino è senz’altro un punto a suo sfavore. Nel suo film precedente da regista, Clooney aveva dimostrato anche delle capacità di critica nei confronti della sua nazione, cosicché Monuments Men non può non parere un film politicamente reazionario in paragone. Al di là della retorica patriottica da “arrivano i nostri”, con tanto di citazione di John Wayne nei dialoghi – è il cinema, da sempre, l’arma più forte per gli americani –, è, dunque, la storia che racconta la parte più interessante del film per lo spettatore medio. A patto di non aver sognato da sempre di vedere Bill Murray che piange sulle note della minnelliana Have Yourself a Merry Little Christmas…
Monuments Men [The Monuments Men, USA/Germania 2014] REGIA George Clooney.
CAST George Clooney, Matt Damon, John Goodman, Jean Dujardin, Bill Murray, Cate Blanchett.
SCENEGGIATURA George Clooney, Grant Heslov. FOTOGRAFIA Phedon Papamichael. MUSICHE Alexandre Desplat.
Drammatico/Guerra, durata 118 minuti.