Equilibri precari
“Il Nordest è il motore trainante della nostra economia!”, “ Al Nord si vive bene!”: frasi che sembrano appartenere ad un passato lontanissimo… io ci abito in Nordest e conosco bene la realtà di questa terra che, sempre di più, sa essere bastarda e crudele. I tempi di Signore e Signori di Germi non sono poi così lontani; Piccola patria di Alessandro Rossetto, padovano doc, lo dimostra a suo modo.
Esordio nella finzione per Rossetto, talentuoso documentarista (andate a recuperare i suoi vecchi titoli Chiusura e Bibione Bye Bye One), Piccola patria racconta la perversione di una provincia che ormai ha superato ogni tabù, economico, sociale e sessuale, perdendo. Lucia e Renata sono due ragazze piene di sogni ma senza soldi, vorrebbero scappare dal loro paesino e sono disposte a tutto per arricchirsi, anche sfruttare il proprio corpo e ricattare i più deboli. Il paragone con il film di Germi è soprattutto nel sesso, motore delle vicende della Treviso degli anni ’60 godereccio e scandaloso, funereo e malvagio oggi nella provincia fatta di amici/nemici che si faticano a riconoscere. Germi dimostrava come l’ipocrisia e le maschere indossate senza remore animassero la popolazione, Rossetto invece non fa altro che constatare la nostra mostruosità spinta e giustificata dalla scusa che “è tutta colpa della crisi economica”. Degrado, rapporti malati e maliziosamente ambigui, giovani incapaci di provare sentimenti veri se non la noia e la propria egoistica soddisfazione, ognuno è colpevole anche il più limpido e sincero. Nella provincia di Rossetto anche i luoghi rispecchiano gli animi aridi e vuoti delle persone, il “diverso” si adegua, il sesso comprato e squilibrato rispecchia la difficoltà di resistere ai tempi. Rossetto evita con mestiere gli stereotipi sugli immigrati, fa vedere invece senza problemi l’odio e il disprezzo nei loro confronti, un punto di vista a servizio della cattiveria dei suoi personaggi. Ottimi gli interpreti che, grazie anche al taglio documentarista, rivelano caratteri e comportamenti verosimili, corpi generosi e “acerbi” che profumano di verismo. Suggestive le riprese aeree con sottofondo di canti alpini che fanno da cornice, come se i personaggi fossero controllati dall’alto non da un’entità divina ma dai nostri occhi che guardano ma non si sforzano di vedere. Tutto in Piccola patria sembra che stia per “esplodere”, l’iperattività di Luisa, i rapporti tra gli adulti, la xenofobia, gli scandali, metafora della nostra Italia ormai al limite e per questo piccola piccola ma confusamente incazzata. Non parliamo di forconi o sindaci leghisti che fanno dell’utopia la loro arma, parliamo di persone reali che nella loro lucidità a volte mettono i brividi, una pistola puntata alla tempia che non si sa se sparerà.
Piccola patria [Italia 2013] REGIA Alessandro Rossetto.
CAST Maria Roveran, Roberta Da Soller, Vladimir Doda, Diego Ribon, Lucia Mascino, Mirko Artuso.
SCENEGGIATURA Caterina Serra, Alessandro Rossetto. FOTOGRAFIA Daniel Mazza. MUSICHE Paolo Segat, Alessandro Cellai, Maria Roveran.
Drammatico, durata 111 minuti.