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Sanctuary – Faro

mercoledì 4 Giugno, 2014 | di Lisa Cecconi
Sanctuary – Faro
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Come il lupo cattivo
Le leggi degli uomini parlano chiaro: suo padre è un assassino. Ma Hella preferirebbe morire piuttosto che esserne allontanata. Non resta che la fuga, lontano da poliziotti e assistenti sociali, dalle perdite passate e dalle scelte che non hanno ritorno. E quale luogo migliore della foresta per eclissarsi dalla civiltà?

Sanctuary – Faro, ultimo lungometraggio di Fredrik Edfeldt, è un film toccante come sa esserlo la verità. Sprofondati nel cuore di una natura più spontanea che innocente, più intatta che incontaminata, padre e figlia mediacritica_sanctuary_faroinventano un mondo nuovo, un micro-universo solo per loro, fatto di adattamento e reciproca comprensione. Le azioni del passato incombono minacciose per le loro conseguenze, ma irreali come il riflesso di una vita precedente. Sopravvivenza e paternità bastano da sole a occupare le giornate di entrambi. È un’intimità distante e discreta che la macchina da presa osserva da lontano. Un legame inaccessibile che ci è concesso spiare, tra la vegetazione o nell’oscurità, senza poterlo compenetrare davvero, così come l’interiorità dei suoi protagonisti. Cosa passa per la mente di un uomo che ha ucciso? Cosa in quella della figlia che ne conosce gli sbagli? Dov’è il confine tra bene e male nella solitudine dello stato primigenio? La foresta è ancora una volta tana dell’esilio, limen simbolico che prelude all’epilogo. Una zona franca dove colpa e condanna non hanno senso, così come il balsamo dell’assoluzione. Faro ne restituisce latrati e scricchiolii con una colonna sonora particolarmente curata, tanto nell’impianto rumoristico quanto nella scelta di musiche che accompagnano il trascinarsi dei giorni. Imprevisti e passi falsi creano crisi temporanee che si risolvono in una maggiore complicità, valorizzata in sequenze di singolare poesia. Ma il ritorno allo stato brado non è che un miraggio di isolamento, l’utopia impossibile di una nuova esistenza. Dimenticarsi di sé per riacquistare una purezza selvaggia è un’impresa che non può che concludersi esattamente come per ogni altro animale braccato. Con l’arrivo dell’uomo.

Sanctuary – Faro [Faro, Svezia 2013] REGIA Fredrik Edfeldt.
CAST Per Burell, Jakob Cedergren, Clara Christiansson, Maria Heiskanen.
SCENEGGIATURA Karin Arrhenius. FOTOGRAFIA Mattias Montero. MUSICHE Gustaf Berger.
Drammatico, durata 89 minuti.

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