Una (giusta) questione di princìpi
È più di mezzo secolo che il regista polacco Andrzej Wajda riflette sulla storia, politica e non, del suo Paese con un bouquet di film da vedere per capire tramite gli occhi di chi c’era cosa significhi la parola “rivoluzione” in tutte le sue accezioni.
Già noto anche in territorio nostrano per il toccante Katyn del 2007, la cui distribuzione europea fu oltraggiosamente ostacolata dalla Russia in primis e da svariati leader politici, Wajda porta su grande schermo una nuova Storia. La “s” maiuscola è d’obbligo, perché si tratta della vicenda personale del sindacalista Lech Walesa, trovatosi da semplice padre di famiglia a capo di un movimento di rivolta – dice niente il nome “Solidarnosc”? – che riuscì a unire il popolo polacco fino alla sua completa autonomia dall’influenza sovietica. Il film si snoda partendo dall’intervista che Oriana Fallaci, cui presta il volto Maria Rosaria Omaggio, fa al futuro premio Nobel per la Pace. E Walesa si lascia raccontare, grazie all’interpretazione asciutta e niente affatto plateale di Robert Wieckiewicz. Capace in maniera sorprendente di bilanciare il sindacalista con la dimensione casalinga, di far capire come possa un uomo semplice che vuole solo fare la cosa giusta, che ama il suo Paese, essere al contempo un marito e un padre costretto a chiedere alla sua famiglia appoggio per portare avanti un ideale pericoloso. Perché voler essere liberi, nei pensieri quanto nelle azioni, è arduo e non certo indolore. La storia di Walesa – sussurra il film con le sue inquadrature dal taglio pulito e senza pretesa di abbellimenti – collima con quella della Polonia. L’uomo e il politico riconoscono nella realtà ferita che li circonda la possibilità di una rinascita. E non stanno a chiedere quanto costa. Fanno. Agiscono. Quest’opera è un biopic vivo e vibrante, capace di costruire una serie di personaggi che al di là della provenienza geografica sono capaci di narrare lotte comuni e difficoltà umane universali, lanciando al contempo un chiaro messaggio sull’importanza delle proprie origini, territoriali, religiose, ideali. In questi tempi di crisi a ogni livello possibile, il promemoria che questo tipo di filmografia lancia non può che essere d’aiuto. In fondo, il maggior pregio dell’opera di Wajda è proprio quella dell’impossibilità di far uscire dalla sala indifferenti.
Walesa – L’uomo della speranza [Walesa – Czlowiek z nadziei, Polonia 2013] REGIA Andrzej Wajda.
CAST Robert Wieckiewicz, Agnieszka Grochowska, Maria Rosaria Omaggio, Zbigniew Zamachowski.
SCENEGGIATURA Janusz Glowacki. FOTOGRAFIA Pawel Edelman. MONTAGGIO Milenia Fiedler, Grazyna Gradon.
Drammatico, durata 127 minuti.