SPECIALE BUON COMPLEANNO MEL BROOKS
Altroché se si può fare!
Melvin Kaminsky – per amici, fan e cinefili Mel Brooks – non si ricorda per l’Oscar o i tre Emmy, o gli altrettanti Tony Award e Grammy. Di lui ci si rimembra per l’assoluta nonchalance con cui si è accostato a miti e stilemi del cinema al fine di trarne delle gustosissime commedie. Anzi, se c’è un uomo che ha concretizzato il termine “parodia”, è lui in persona.
Parlando di questo attore, regista e produttore si parla di humor a volte cupo e sferzante, di dissacrante ironia verso i cliché cinematografici, di riletture storiche che sfociano in musical. Nulla è sacro e intoccabile, se non la risata “di pancia” strappata allo spettatore. E quindi si procede con il riportare in vita la creatura di Frankenstein in Frankenstein Junior, consegnando alla leggenda una delle rivisitazioni cinematografiche del classico di Mary Shelley che vanta il maggior numero di citazioni. Passando per il classico Mezzogiorno e mezzo di fuoco fino ad approdare ai lidi canterini di Robin Hood – Un uomo in calzamaglia, senza scordare lo storicamente scorretto La pazza storia del mondo, in cui tra l’altro viene riassunta in trenta secondo la figura del critico, Brooks ha regalato un mondo caricaturale che andrebbe rispolverato in un tempo in cui pare essenziale per fare parodie o opere di humour coinvolgere flatulenze ed un linguaggio in grado di far arrossire il più scafato scaricatore di porto. Non tutto il suo lavoro è di eccelsa qualità, ma certo non c’è un’opera che non abbia gridato la sua visione del mondo: la risata come arma, il cattivo ridicolizzato, l’eroe per caso che ha poco di eroico e una messa in scena così assurda nelle trovate da risultare alla fine coinvolgente nello straniamento che suscita. Perché nell’universo di Brooks le ombre ghignanti di Dracula ballano il valzer e sugli aerei gli isterismi si curano a suon di schiaffi. Poco importa se si attiva la sospensione dell’incredulità o meno, Brooks scrive le regole, Brooks conduce il gioco. E agli spettatori non resta che goderselo tutto.