Erase and rewind
Michael Bay, grande esperienza giovanile nei videoclip, deducibile soprattutto nell’estetica delle scene accompagnate da canzoni poprock nei suoi film (qui meno numerose), è un regista di grande professionalità, nel suo genere. Dopo aver diretto la trilogia Transformers, firma la regia di questo quarto episodio, quasi un wuxia, non a caso in parte ambientato in Cina.
Più che di un reboot, come è stato definito, si tratta di un vero e proprio reset, di un azzeramento narrativo, che concede solo pochissime strizzate d’occhio a chi ha seguito l’intera serie e si colloca, però, in un tempo di pochi anni successivo ai fatti narrati dai film precedenti. Nel confermare tra i personaggi della trilogia soltanto alcuni degli Autobot, in particolare il leader Optimus Prime e il simpatico Bumblebee, Transformers 4 dichiara apertamente la supremazia nel racconto dei robot sugli umani, sempre più pedine prive di personalità, insetti schiacciati e polverizzati con sorprendente, “teorica” (nel senso dell’idea di cinema quasi avanguardistica che ciò implica), disinvoltura. Se si aggiunge che a Shia LaBeouf si è sostituito come protagonista un muscolare ma più legnoso Mark Wahlberg, che mancano nomi carismatici in ruoli da caratteristi o comprimari (ciò che in precedenza facevano i grandi Jon Voight, John Turturro e John Malkovich), e che qui viene anche a mancare il rapporto affettivo uomo-macchina di influenza spielberghiana, si capisce perché Transformers 4 è cinema antiumanista allo stato puro, astratto e coreografico come pochi, una resa definitiva davanti all’impossibilità di raccontare storie con al centro esseri umani complessi. Nella prima e verbosa mezz’ora, inoltre, Bay sembra abbandonare anche quel movimento continuo della cinepresa circonvolante, che è uno dei suoi tamarri marchi di fabbrica, insieme alle patriottiche immagini delle bandiere americane svolazzanti, agli elicotteri nel cielo, ai tramonti da cartolina, alle belle donne poco vestite, ai generosi ed estetizzanti ralenti. Tutte caratteristiche che, comunque, si ritrovano ugualmente nel film, magari un po’ lento a carburare rispetto ai ritmi adrenalinici che ci si aspetta da Bay, ma gustosissimo nelle elaborate scene d’azione della seconda parte, dove la macchina da presa riprende le sue traiettorie impossibili. Solo una minima tra(n)sformazione, dunque, del cinema di Bay, pur nella presenza dei suddetti e arcinoti stilemi, che nella prima parte conserva della sceneggiatura, scritta dal fedele Ehren Kruger, una battuta significativa su Hollywood, che fa più o meno così: “Ah, il cinema di oggi… Girano soltanto remake!”, mentre l’anziano che la pronuncia indica il poster di El Dorado di Hawks, notoriamente una sorta di autoremake di Un dollaro d’onore. Bay come Hawks? (Si scherza!)
Transformers 4 – L’era dell’estinzione [Transformers 4 – Age of Extinction, USA 2014] REGIA Michael Bay.
CAST Mark Wahlberg, Stanley Tucci, Kelsey Grammer, Nicola Peltz, Jack Reynor.
SCENEGGIATURA Ehren Kruger. FOTOGRAFIA Amir Mokri. MUSICHE Steve Jablonsky.
Azione/Fantascienza, durata 165 minuti.