Chapeau
Nel nostro Bel Paese esiste una parola chiave che affligge ogni nuova nascita culturale, rischiando spesso di inficiare quello che per una volta può davvero risultare un buon prodotto: la polemica.
È di due anni fa l’accordo rischioso quanto acuto tra Sky Italia, Fandango e Cattleya, in collaborazione con La7 e Beta Film, per portare Gomorra (già libro e film pluripremiati) anche sul piccolo schermo. Scelta vincente, non fosse per gli infiniti ostacoli alla produzione: il divieto da parte del comune di Scampia di effettuare le riprese nel luogo fulcro del romanzo, causa immagini “a danno del territorio”; la tentata estorsione ai danni della produzione (il paradosso per eccellenza); la denuncia di Maradona per l’utilizzo del proprio nome; la prevedibile contestazione della città di Napoli; infine, dulcis in fundo, gli attacchi da parte di Rai senior, Luigi Gubitosi, contro una serialità portatrice di ideali “malvagi”. A differenza della pellicola, la serie si distacca dal focus sull’organizzazione mafiosa concentrandosi inusualmente sui rapporti umani tra i personaggi, in particolare su Ciro Di Marzio, braccio destro del boss di Secondigliano, Pietro Savastano. Una volta che quest’ultimo viene incarcerato, Ciro si trova a dover contrastare l’autorità confusa di moglie e figlio Savastano, oltre che il più grande rivale in affari residente in Spagna, Conte. Il motivo per cui si accosta Gomorra: la serie allo stile USA risiede nelle mani talentuose del regista Stefano Sollima (assistito da Claudio Cupellini e Francesca Comencini), già autore di un altro eccellente prodotto televisivo, Romanzo criminale. La vittoria di ascolti trova una prima conferma proprio nella particolare scelta narrativa, donando alla storia pluri-raccontata un aspetto fresco e innovativo. Il secondo motivo che ne decreta il successo nazionale e internazionale riguarda un fattore che manca in molte altre produzioni locali: la cura dei dettagli. Partendo dalla sceneggiatura, che contrasta l’obsoleta e tipicamente italiana prevalenza della parola sull’immagine; passando per lo stile recitativo, che gioca finalmente sulla spontaneità e sull’inaspettato talento di gente raccolta per strada; arrivando infine al lato vero e proprio tecnico, ovvero uditivo – la colonna sonora ricercatissima in Rete – e visivo, tra cui lo stile semplice e schietto di sigla (chiaramente ispirata alla serialità statunitense) e regia (sapiente, mai invadente). In un clima nazionale di aria viziata e logora, ci si chiede dunque: se si tratta di un prodotto brillante e versatile, perché non si può tranquillamente fruirne tralasciando ogni preconcetto morale e politico? Nel frattempo Gomorra: la serie è stata rinnovata per la seconda stagione prevista per il 2016: un po’ di tempo per armarsi di nuove polemiche, che non faranno altro che incentivare il desiderio di consumazione.
Gomorra: la serie [Italia 2014] IDEATORI Giovanni Bianconi, Stefano Bises, Leonardo Fasoli, Ludovica Rampoldi, Roberto Saviano.
CAST Marco D’Amore, Salvatore Esposito, Fortunato Cerlino, Maria Pia Calzone, Marco Palvetti.
Drammatico/Azione, durata 45-50 minuti (episodio), stagione 1.