SPECIALE MONDI DISTOPICI
Grazie per la tua adolescenza
Sicurezza, calma, noia. In un futuro prossimo privato del libero arbitrio, Jonas – 12 anni nel romanzo di riferimento e 17 nel film, anche se l’attore Brenton Thwaites ne ha 25! – conduce una vita uniforme, sempre identica a se stessa.
Non soffre perché nessuno gli ha mai insegnato cosa significhi, ma non prova neppure alcun sentimento, se non quello di una pre-impostata “conoscenza” con tutte le persone che frequenta. “Dopo la Rovina, ricominciammo da capo”, ci dice lo spiegone iniziale, informandoci anche che in questa realtà non esistono differenze sociali, e non ci sono né vincitori né vinti. All’interno dello sfruttatissimo filone distopico per adolescenti, The Giver riesce tutto sommato a ritagliarsi uno spazio personale ed esclusivo, pur ricadendo per sua stessa definizione in quei canoni di “identicità” che paradossalmente cerca di eludere. Se a Twilight spetta la colpa originaria di aver assuefatto i ragazzi ad un nuovo tipo di fantasy molle e patinato, lentissimo nello svolgimento e retrogrado nella gestione delle derive amorose (il triangolo no, non l’avevo considerato), i vari Hunger Games, Divergent e The Host hanno proseguito lo scempio, scegliendo come terreno prediletto quello della fantascienza e della distopia. All’acqua di rose e di facile oblio, si intende. Forse i meriti di The Giver stanno tutti nel testo da cui è trasposto – studiato nelle scuole britanniche – o forse ci sembra di poter gridare al miracolo per il semplice fatto che la tematica amorosa non si mangia il resto. Fatto sta che Il mondo di Jonas getta le proprie basi in un antefatto che filosofeggia sulla realtà priva (letteralmente) di colori, sull’indipendenza del giudizio che dovrebbe spettare a ognuno e sull’importanza fondante della memoria quale veicolo per le emozioni, la fede, i sogni. Quando poi Jonas diviene “accoglitore di memorie” e conosce il “donatore” Jeff Bridges (che gli dovrà trasmettere tutta la conoscenza rimossa dal resto della comunità), il film vira verso il racconto di formazione e si dibatte fra l’affermazione di una propria sbilenca diversità – le prese di coscienza di Jonas sembrano filmati del National Geographic, il progressivo passaggio fotografico dal bianco e nero al colore risulta fin troppo telefonato – e l’inevitabile omologazione che questo tipo di racconti si porta dietro. Ma dato che, come ci ricorda il vecchio saggio Bridges, “sapere qualcosa non è come provare qualcosa”, noi una possibilità la daremmo alla pellicola di Phillip Noyce. Soprattutto mettendoci nei panni di uno spettatore adolescente privo di tutta la distopia memorabile che ha prodotto il cinema, da Blade Runner a Brazil, da Il pianeta delle scimmie a 2022: i sopravvissuti. Tutta memoria (filmica) di facile recupero, come in fondo la morale di The Giver insegna.
The Giver – Il mondo di Jonas [The Giver, USA 2014] REGIA Phillip Noyce.
CAST Brenton Thwaites, Jeff Bridges, Meryl Streep, Katie Holmes, Taylor Swift.
SCENEGGIATURA Michael Mitnick (tratta dal romanzo The Giver – Il donatore di Lois Lowry). FOTOGRAFIA Ross Emery. MUSICHE Marco Beltrami.
Fantascienza, durata 97 minuti.