SPECIALE CHRISTOPHER NOLAN
Piegare lo spazio-tempo delle emozioni
Cosa ci si aspettava da Interstellar? Una pellicola che si affacciasse direttamente alle opere maggiori del genere? Un film che cercasse nei limiti del nostro sapere per andare oltre il velo dell’ignoto interspaziale?L’opera summa per un regista che, volenti e nolenti, è l’unico nel panorama contemporaneo in grado di portare a una sintesi tra intenzioni alte a cinema di massa?
Forse l’aspettativa per quest’opera è tutto e niente, dato che sarà sempre in doppia misura stupefacente quanto deludente. Allora tanto vale cercare di comprenderlo per quello che realmente è: Interstellar racconta di un’umanità in difesa di ciò che è rimasto, consapevole di essere sul baratro del precipizio. La terra e la sabbia che si posano su tutte le coltivazioni morenti del pianeta portano l’uomo ad ancorarsi sempre più al suolo del pianeta d’origine per preservarsi, come una forza gravitazionale (mentale) impossibile da sconfiggere. Ma non tutti guardano in basso e a ciò che conosciamo per sopravvivere, altri invece guardano verso l’ignoto di un buco nero comparso cinquant’anni prima. Prima che scienziati, questi sono esploratori, avventurieri con l’intento di navigare oltre le Colonne d’Ercole terrestri alla ricerca della speranza di un nuovo pianeta. Interstellar è prima di tutto un film d’avventura, sulla nostra immaginazione esploratrice riguardo a ciò che non possiamo conoscere e sul mistero che essa suscita. Guarda all’inconoscibile fisico per eccellenza, il buco nero, per vedere che il mistero in realtà collassa nel nostro vissuto. Il tempo si solidifica giungendo in fondo a una sintesi tra ciò che Solaris e 2001 raccontavano. È una pellicola di contrazione, speculare e contraria a Inception, in cui il tempo si dilatava in una frazione sempre più infinitesimale. Interstellar al contrario piega, come fa un wormhole con lo spazio per esser raggiungibile nel tempo. E tutto ciò per riuscire a raccontare la storia di un amore, tra padre e figlia, piegando dati fisici (il quando e il dove) per far congiungere i moti opposti tra i due esseri. Interstellar congiunge l’infinitamente grande molecolare (l’universo) con il fisicamente insignificante (il singolo individuo) per mostrarne invece l’inversa proporzionalità delle dimensioni. La limitatezza fisica si confronta con quella profonda e interiore di un qualsiasi essere. Ma proprio in questo sta però il difetto maggiore di Nolan: nel voler quantificare anche l’amore facendolo apparire come costante piuttosto che variabile nell’equazione filmica. Ciò fa sì, nonostante gli sforzi, che non si possa levargli l’etichetta di freddo costruttore, seppur alla fin fine questo scalfisca solo in parte quello che è uno dei più grandi spettacoli degli ultimi anni.
Interstellar [id., USA 2014] REGIA Christopher Nolan.
CAST Mattew McConaughey, Anne Hathaway, Jessica Chastain, Michael Caine.
SCENEGGIATURA Jonathan Nolan, Christopher Nolan. FOTOGRAFIA Hoyte Van Hoytema. MUSICHE Hans Zimmer.
Fantascienza, durata 169 minuti.