Nei nostri sogni non c’era la morte
Nascosti sotto metri di neve, in una trincea che risuona di bombe e canzoni popolari, i soldati dell’esercito italiano attendono la fine della Grande Guerra, pregando di sopravvivervi.
Gli ordini diventano impossibili e illogici, il morale è sepolto da mesi di orrori, i gradi sulle spalle e sul cappello diventano suppellettili di un’epoca di pace, la trincea austriaca è talmente vicina che la si può sentire muoversi. E allora quale senso dare alla febbre alta, alle tattiche disperate, al sudore e al sangue? La memoria resisterà dopo che i prati saranno tornati? Da un letto del San Raffaele di Milano (dal quale gli auguriamo di alzarsi presto), il grande saggio del cinema Ermanno Olmi, 83 anni, probabilmente starà già pensando di annunciare il suo ritiro dal set e, contemporaneamente, la sua mente starà partorendo l’idea per il prossimo film. La storia si ripete dal 2007 con Centochiodi e con Il villaggio di cartone in un 2011 molto fervido sul lato del dibattito cinefilo sull’immigrazione. Olmi è sempre vigile per descrivere la realtà con intimo lirismo, sia che si tratti dello scontro fra il pensiero unico di chi vuole escludere a priori (è questo il caso dell’opera precedente) sia che i protagonisti siano nomi, non numeri, persi nel fluire sconnesso di un tempo che li recupera solo come indizi di una tragedia per gli appuntamenti istituzionali. D’altronde, quello che denuncia poeticamente Olmi in Torneranno i prati era stato di recente oggetto di studio anche per il giovane regista Samuele Rossi con La memoria degli ultimi. Lì la memoria era quella dei partigiani nella Seconda Guerra Mondiale, ma poco cambia quando si tratta di portare a conoscenza fatti, testimonianze, emozioni, lontane anni luce dalla nostra idea di sacrificio, che non contempla concetti come guerra, patria, bensì povertà e lavoro. Ecco che il film di Olmi si apre su oggetti semplici, vecchi ma non antichi: una fisarmonica, il bianco della neve e una canzone al chiaro di Luna, perché la musica è più forte delle schioppettate. Si aspetta l’ennesimo attacco dentro i cunicoli delle solide trincee, prigioni dell’anima; la morte, assente nei sogni dei soldati, diventa realtà o addirittura unica alternativa alla solitudine infinita. I giovani combattenti si rivolgono a noi, ci tirano in ballo e, d’improvviso, annullano la distanza storica, oltre alla quarta parete. Non di sottrazione si parla ma di raccoglimento, come fu l‘interpretazione dell’inno di Mameli fatta da Benigni a Sanremo nel 2011. Olmi non sceglie un ambiente silenzioso ma aggiunge la musica, bellissima, di Paolo Fresu e dedica il film al padre soldato, come se gli ottanta minuti precedenti fossero stati un tentativo per non dimenticare il suo volto.
Torneranno i prati [Italia 2014] REGIA Ermanno Olmi.
CAST Claudio Santamaria, Alessandro Sperduti, Francesco Formichetti, Andrea Di Maria.
SCENEGGIATURA Ermanno Olmi. FOTOGRAFIA Fabio Olmi. MUSICHE Paolo Fresu.
Drammatico, durata 80 minuti.