SPECIALE GIORNALISMO RAMPANTE
I fatti, soltanto i fatti
Relegato alle seconde file tra i capolavori della New Hollywood, Tutti gli uomini del presidente resta una pietra miliare del cinema giornalistico americano, ineguagliata nel raccontare, con metodo e senza concessioni all’intrattenimento, uno degli snodi fondamentali nella storia degli Stati Uniti: il caso Watergate.
Dopo quasi quarant’anni dalla sua realizzazione, a colpire del film è proprio la sua compattezza, la profonda aderenza alle dinamiche dell’indagine giornalistica così come anche oggi ci augureremmo possa essere, tanto che l’intero lavoro di Alan J. Pakula, nella sua durata non indifferente, sembra tentare l’impresa di riflettere nella forma delle immagini l’essenza di un mestiere dove a contare sono i fatti, 
e la capacità che soltanto pochi hanno di non manipolarli. Alla forza del processo professionale di chi cerca la verità e la trasforma in informazione per mezzo della scrittura, corrisponde nel film il rigore con cui la regia, fatta per lo più di antispettacolari piani fissi, scandisce il dilagare di un sospetto che prima si fa fondamento e poi diviene scandalo, restituendo un vivo senso morale all’impresa di Carl Bernstein e Bob Woodward, i due giovani cronisti del Washington Post che nel 1974 scoprirono la connessione tra la Casa Bianca e il caso Watergate, provocando le dimissioni del presidente Nixon. Nessun orpello drammaturgico, nessuno psicologismo estraneo alla ricostruzione di quello che è stato: Tutti gli uomini del presidente sfida lo spettatore ad accettare un mondo dove i segreti sono così tanti e così fitti da diventare invisibili – è nel buio, dove non tutto è definito, che occorre infatti cercare le soffiate di “Gola profonda”. La verità è frustrata, censurata, controllata fino ad appiattirsi e confondersi: ogni lettura tesa a scavare, esplorare, mostrare contraddizioni accuratamente insabbiate, esaspera senza scalfire i due giornalisti, figure esemplari anche quando prossime alle astuzie della professione. Mai veri amici – sono caratteri differenti proprio come Al Pacino e Russel Crowe in Insider, film che certo porta con sé la lezione di Pakula – ma alleati animati dalla comune passione per la versione corretta degli eventi. Eroi quotidiani, umanissimi, magistralmente trattati tanto a livello di scrittura (cui molto giovò il libro di Bernstein e Woodward), quanto sul piano delle interpretazioni. Coraggiosi ritratti privati scaraventati nel cuore di una ferita ancora aperta, quella dell’apparente libertà del mondo occidentale.
Tutti gli uomini del presidente [All the President’s Men, USA 1976] REGIA Alan J. Pakula.
CAST Robert Redford, Dustin Hoffman, Jack Warden, Martin Balsam, Jane Alexander.
SCENEGGIATURA William Goldman (tratta dal libro di Bob Woodward e Carl Bernstein). FOTOGRAFIA Gordon Willis. MUSICHE David Shire.
Drammatico/Storico, durata 138 minuti.