SPECIALE TIM BURTON
“The Curse of the Black Knight”
Il racconto di Washington Irving La leggenda di Sleepy Hollow ha conosciuto molte trasposizioni cinematografiche, dal capostipite film muto del ’22, al deludente splatter firmato da Anthony C. Ferrante del 2007.
La rilettura burtoniana impregnata di umori sturm und drang e atmosfere gotiche è la più riuscita, grazie all’imagery macabra pullulante di teste rotolanti, inseguimenti mozzafiato e carrozze sferraglianti. 1799. New York City. Il detective Ichabod Crane, illuminista convinto, viene inviato nel nebbioso borgo di Sleepy Hollow per indagare su un orrore incommensurabile: un cavaliere senza testa sparge sangue tagliando il capo a sfortunati prescelti. Arrivato nella solitaria cittadina rurale, Crane sperimenta i suoi metodi scientifici per risolvere l’enigma, ma deve confrontarsi con l’irrazionale microcosmo immerso nei fluidi imperscrutabili di cabala, negromanzie e rituali arcaici. Dopo aver conosciuto gli anziani del villaggio – dottore, reverendo, notaio e magistrato – è rapito dalla bellezza di Katrina Van Tassel, figlia di Baltus, primo cittadino di Sleepy Hollow presso la cui dimora alloggia l’allampanato agente di polizia e in cui si annida un male atavico e misterioso. La sua indagine si trasformerà ben presto in una demoniaca discesa agli inferi. Dibattuto tra fede e ragione, Ichabod Crane, ennesima maschera comico-grottesca indossata da Johnny Depp, è al centro di un mistery in cui Burton ricrea l’epica Hammer a tinte dark, preferendo, all’idea di una fotografia chiaroscurale in bianco e nero, la monocromia livida di un orrore che, stemperato di volta in volta dal fine humour, penetra nel vissuto quotidiano rendendolo straniante. Pervaso da un afflato fiabesco, il post-Mars Attacks riporta in auge il tema del conflitto tra magia e ragione, mettendo al servizio della sceneggiatura di Andrew K. Walker (Seven), una suspense dal sapore letterario che recupera il vertiginoso climax dell’aetas aurea gotica (da Horace Walpole fino a Bram Stoker). Dei romanzi scritti fra il 1760 e gli inizi del Novecento, a cui si ispiravano i classici horror Universal e poi Hammer, il film riprende l’uso insistito del soprannaturale, la rappresentazione esasperata ed enfatica del terrificante, il revenant resuscitato dall’inferno, la bella diafana (Christina Ricci) e gli usuali intrighi di palazzo. Così, dopo le “figurine” satiriche di Mars Attacks sbattute in faccia all’America guerrafondaia, la rêverie (nera) burtoniana, sempre in equilibrio tra tremendum e fascinans, si rivolge nuovamente allo spazio visionario di un cinema sospeso tra orrore e meraviglia, popolato dalla familiare e rassicurante genia di freak e fantasmi in assenza di risoluzione.
Il mistero di Sleepy Hollow [Sleepy Hollow, USA 1999] REGIA Tim Burton.
CAST Johnny Depp, Christina Ricci, Christopher Walken, Miranda Richardson, Marc Pickering.
SCENEGGIATURA Andrew Kevin Walker. FOTOGRAFIA Emmanuel Lubezki. MUSICHE Danny Elfman.
Horror/Fantastico, durata 102 minuti.