Sopra scorre il cielo
“The student asked his master: ‘what is there to do?’ The master replied: ‘Nothing. Just walk.’”
In Lost Coast, l’ultimo film di M.A. Littler, il mondo si percorre a piedi. Il magma ipnotico delle automobili, che brillano di notte in rivoli di strade, è qualcosa che appartiene solo alle città, a quel reticolo di linee rette in cui l’Uomo tenta da sempre di imprigionare il Caos.
Ma incamminandosi fuori, verso la costa, le cose si svelano a poco a poco. Nel moto perpetuo degli elementi, nel fragore dell’Oceano che apre e chiude il film, gli uomini e gli animali non sono che eventi transitori, passaggi di vita che appaiono nel quadro, lo abitano e lo attraversano fino a lasciarselo alle spalle. È la California ma potrebbe essere ovunque. È roccia e aria e acqua che si accarezzano l’uno con l’altra o si liquefanno in un tutt’uno organico. In lontananza, gli stormi diventano mandrie, nere e puntiformi contro una terra che equivale al cielo. Da vicino, non v’è molta differenza tra la schiuma delle onde e un banco soffice di cirrocumuli. Lo sguardo di Littler osserva e contempla, come a rivendicare un paesaggio che nel quotidiano ci appare indistinto, fagocitato dalla velocità, neanche scorresse sui finestrini di un treno. Qui, invece, non c’è più meta ma presenza, nessuna trama ma solo attori, e il ritmo è quello atavico del mondo. I toni noir dell’incipit, con la notte costellata di insegne, lasciano il posto ad una gamma suggestiva di varianti del bianco e del nero, come le onde che luccicano al sole contro il profilo plumbeo delle scogliere. A tratti la regia tende verso l’astrazione, verso un significato che si manifesti al di fuori del linguaggio, altre la sovrimpressione interviene a fondere gli elementi, per mostrare, più che per suggerire, le affinità tra vedute distinte. L’esistenza non ha una trama, afferma una didascalia, una delle poche che appaiono nel film ad unico commento del documentario. Tutto è mutevole e per questo perfetto: lo ricorda uno sguardo minimale che coglie il dinamico nei panorami immobili e trascende ogni narrazione nella ricerca di uno stupore originario. Gli accenti della colonna sonora, a cura di Squadra Omega, scandiscono il lento succedersi di una presa di coscienza. Ristare, incombere, fluire: tutti i verbi di una Natura rigorosamente declinata all’infinito. “Do not try to understand”, avverte il regista. A volte, è sufficiente essere.
Lost Coast [id., USA 2014] REGIA M.A.Littler.
SCENEGGIATURA M.A.Littler. FOTOGRAFIA Philip Koepsell. MUSICHE Squadra Omega.
Documentario, durata 82 minuti.