Un ragazzo in bici
“A modo” o “Ammodo”: secondo le regole o le convenzioni di comportamento. Nel modo giusto. Con garbo. Con prudenza. Con cura. Cercare una definizione dell’espressione più usata nel film restituisce il risultato di una visione piacevolissima, di un film fresco, giovane, sincero.
Dopo i passaggi a Venezia 2014 e Berlino 2015 il film di Duccio Chiarini arriva finalmente nelle sale italiane grazie alla Good Films che negli ultimi anni ci ha portato non poche sorprese (Anime nere, In grazia di Dio, Salvo). Edoardo soffre di fimosi e, non avendo rivelato a nessuno la cosa, ha molte difficoltà nei rapporti sentimentali. È innamorato di Bianca, una vicina che cambia continuamente città alla ricerca di esperienze, con la quale non riesce mai a far fare il passo successivo alla loro profonda e ambigua amicizia. Ma il mondo che li circonda sembra non pensare ad altro che al sesso ed il problema si ripresenta, continuamente, agli occhi di Edo. Eppure all’estro di Chiarini e collaboratori riesce un mondo sospeso, ideale, statico, fatto di luoghi ben precisi, di personaggi delineati. Tutto è a fuoco e le emozioni anche inespresse trasudano verità. Sono il volto e la voce di Matteo Creatini, esordiente nel cinema, a catalizzare i risultati del film. La sua espressività limitata, mai sorridente, il suo sguardo basso, le spalle chine, convogliano tutta la sua intima sofferenza, la sua impotenza, il suo forzato limitarsi e adattarsi alla situazione. Non è potenza ma è delicatezza, profondità, è Buster Keaton cent’anni dopo. Non vi sono particolari soluzioni tecniche o narrative, ma non se ne sente la mancanza: il racconto, il ritmo, sono scorrevoli e sostenuti, occupano il tempo della sospensione estiva, prima della scelta universitaria, quando qualcosa è finito ma qualcosa ancora non comincia. Edoardo sembra una biglia in equilibrio con la voglia di scivolare. Si lascia imprudentemente cadere in un pomeriggio in cui la vicinanza fisica e sentimentale con Bianca “trabocca” in un bacio e seppur essenziale nel dialogo e convenzionale nelle inquadrature, la scena è forte e ben realizzata. Ci sono nudi, scene di sesso, ma neanche l’accenno di zooerastia ci sembra gratuito o “pornografico” in senso pasoliniano. Short Skin ha il pregio di parlare di un tema trito e ritrito ma col punto di vista di un diciassettenne ben lontano dai luoghi comuni e dalle goliardie cui molte commedie ci hanno abituato. È un film “a modo” che secondo le convenzioni, con garbo, prudenza, cura, racconta i dolori del giovane Edo nel modo giusto.
Short Skin – I dolori del giovane Edo [Italia 2014] REGIA Duccio Chiarini.
CAST Matteo Creatini, Francesca Agostini, Nicola Nocchi, Bianca Ceravolo.
SCENEGGIATURA Duccio Chiarini, Ottavia Maddeddu, Marco Pettenello. FOTOGRAFIA Baris Ozbicer. MUSICHE Woodpigeon.
Commedia, durata 86 minuti.