SPECIALE 34° PREMIO SERGIO AMIDEI
Eraserhead
Barton Fink è il racconto onirico della frustrazione di un autore in preda ad un “blocco”. I Coen mescolano come al solito vari generi: noir e commedia si intrecciano attraverso horror ed onirico.
Barton si fa tentare dalla somma di denaro offertagli dal produttore Jack Lipnick (un magnate analfabeta) e per questo lascia le sue sicurezze newyorkesi per la sciatta Hollywood, dedita ai party e lontana dalle sofferenze dell’uomo comune. Non solo, si fa anche sedurre dalla bellezza algida di Audrey (Judy Davis), donna d’altri tempi (ricorda Lauren Bacall in qualche modo) e ghostwriter di un marito di successo e alcolizzato. L’idea dello scrittore genio viene smontata e ridicolizzata: W.P. Mayhew (ispirato a William Faulkner) vomita, urina in pubblico, schiaffeggia la moglie e impreca in preda alla sbornia. Lo stesso Barton è un individuo kafkiano (che assomiglia tanto al protagonista di Eraserhead), incapace di confrontarsi e di esprimersi direttamente. Charlie (John Goodman), uomo comune dall’apparenza bonaria e sincera, lo tratta da subito come se fosse un amico, piuttosto invadentemente si insinua nell’intimità della sua camera d’albergo e gli racconta la sua ordinaria vita. Gli incontri tra i due, in quanto vicini di stanza, avvengono però solo in quella di Barton, un luogo che è il corpo orrorifico della vicenda. Il grottesco qui, nell’intimità della stanza (o simbolicamente della sua mente), trasuda attraverso sensazioni costruite con l’uso attento del sonoro e dell’immagine: l’atmosfera si riscalda lentamente lasciando che dalle pareti si sciolga la colla e si stacchino le carte da parati, si sentono rumori continui e forti: una zanzara, la ventola, la coppia che geme in una stanza, lo stesso Charlie che ride con una nota mefistofelica. L’Hotel Earle è un luogo infernale (Steve Buscemi arriva alla reception da sottoterra) apparentemente vuoto, fatta eccezione per Charlie e Barton. Forse siamo allora dentro la testa di Barton, o in un sogno: questi infatti trova una Bibbia (il testo sacro non poteva mancare) dove la Genesi inizia esattamente come la sua pièce teatrale di successo. Il calore continua a salire fino a che non esplode letteralmente in fuoco: Barton crede di avere scritto “La” sceneggiatura, ma questa non piacerà. Non riuscirà dunque a fare la differenza, poiché non è nel cinema che Barton potrà trovare il suo pubblico. Nell’incipit sentiamo recitare la sua commedia: si dice che la stessa luce del giorno può essere un sogno, se la si è vissuta ad occhi chiusi. Barton, nella sua incapacità di vivere ed agire, di ascoltare veramente, vive come in un sogno. E se gli attori parlano di un uomo di cui un giorno si sentirà parlare, e non grazie ad una cartolina, paradossalmente la fine di Barton è proprio questa: finire dentro una cartolina.
Barton Fink – È successo a Hollywood [Barton Fink, USA 1991] REGIA Joel & Ethan Coen.
CAST John Turturro, John Goodman, Judy Davis, Steve Buscemi, Micheal Lerner.
SCENEGGIATURA Joel & Ethan Coen. FOTOGRAFIA Roger Deakins. MUSICHE Carter Burwell.
Commedia, durata 116 minuti.