La bella gente che siamo
Che all’estero siano più attenti e obbiettivi sul nostro cinema non è una novità. Sei anni ci son voluti per portare nelle sale italiane il film di De Matteo, apprezzatissimo al Festival di Annecy ed in Francia dove venne distribuito un anno dopo.
Finalmente è sotto gli occhi del suo più naturale destinatario, il cittadino italiano, cui le critiche, così sottili e aspre, sono rivolte. La bella gente siamo noi che ci liberiamo da sensi di colpa e pesi sulla coscienza attraverso post e commenti urlati a tutti e nessuno, noi che se i media non ne parlano non sappiamo nulla di nulla, noi che quando vedi due uomini che parlano seriamente tra loro stanno ovviamente parlando di calcio, noi che critichiamo chi fa qualcosa ma mai e poi mai ci prenderemmo la responsabilità di farla noi. La bella gente è un film importante di cui domani spero parleremo come oggi parliamo di Una vita difficile (1961) o di C’eravamo tanto amati (1974), film che ci guardano e riguardano, film-documento. Susanna è una delle molte donne che si vedono fuori le vetrine, nel locale raffinato o alle serate letterarie, pronte ad annuire ad ogni affermazione ugualitaria, giustizialista, rivendicativa del giusto ruolo della cultura e dell’essere umano. Alfredo lo si può incontrare nei bar, in spiaggia, è colui che prende la parola sui treni, nelle pause caffè, ma mai per affermarsi o criticare qualcosa o qualcuno, no, al contrario: è bravissimo a mettere d’accordo, a risultar simpatico, ad accondiscendere. Nel film accetta l’idea velleitaria della moglie di accogliere una prostituta in casa e ridarle un ruolo sociale, ma non da subito, al ritorno dalle vacanze, dal soggiorno isolato nella villa “dove non può venire nessuno”. È in quest’oasi di protezione e sicurezza che Nadja, ucraina tolta alla strada, evolve, da fragile vibrante foglia pronta a spezzarsi o a prender fuoco, a tronco elegante e luminoso, innestato in un terreno più accogliente, nutriente, per nulla opprimente, in cui vorrebbe mettere dimora e poter finalmente fiorire dopo una vita di stenti. Ma c’è Giulio, il figlio della coppia, cui si addice il ruolo del giardiniere incostante, ama Nadja, la fa sentire amata, le promette viaggi insieme, progetti, ma al primo cambio di vento, scappa via senza neanche salutarla. Quando Nadja passa da essere soggetto puramente ricettivo, che solamente sa ringraziare, a soggetto che chiede, che vuole conquistare, ottenere, farsi spazio, gli equilibri crollano, Nadja non è più “la prostituta”, ma “una donna”. Alfredo e Susanna non ci stanno, sanno dare ed essere “buoni” solamente finché persistono delle gerarchie, delle distanze eticamente incolmabili. Categorie, muri, che applichiamo anche noi, tutti i giorni, credendoci brava gente.
La bella gente [Italia 2009] REGIA Ivano De Matteo.
CAST Victoria Larchenko, Antonio Catania, Monica Guerritore, Elio Germano.
SCENEGGIATURA Valentina Ferlan. FOTOGRAFIA Duccio Cimatti. MUSICHE Francesco Cerasi.
Drammatico, durata 98 minuti.