SPECIALE ANIMAZIONE NASCOSTA
Anima Mundi
In una casetta nella campagna brasiliana un bambino vive un piccolo idillio bucolico assieme ai genitori. Piccoli gesti quotidiani da cui estrarre una gioia incontaminata, accompagnati da una moltitudine di colori e da una melodia che il bambino riesce a rinchiudere in un barattolo, per averla sempre con sé. Quando il padre sarà costretto a lasciare la casa per cercare lavoro in città, il bambino lo seguirà di nascosto, scoprendo una porzione di mondo fino a quel momento celata.
Abituati all’animazione digitale imperante e quasi monopolista della Disney/Pixar che, nel tempo, ha alzato il target di riferimento costruendo storie sempre più adulte (vedi Inside Out, Big Hero 6, e il sempre citato Wall-E), chissà cosa avranno pensato gli spettatori de Il bambino che scoprì il mondo, film di Alê Abreu, super premiato nei festival pur essendo un prodotto dedicato prevalentemente ai giovanissimi. In realtà gli spettatori pensano ben poco, non perché incapaci di decifrare la dialettica fra la serenità delle cose semplici, tipica della gioventù, e il rischio della cupa omologazione che contraddistingue l’età adulta; gli spettatori pensano ben poco perché sono ben pochi gli spettatori che potranno vedere il film in sala, e dunque senza utilizzare i canali ormai istituzionalizzati della pirateria. Un vero peccato, perché Il bambino che scoprì il mondo è una favola avvolgente giocata sull’assenza di parole e sulla strabordante presenza di colori e suoni, dove ciò che conta sono le sinapsi affettive attivate da precisi meccanismi drammatici oltre alla vivacità delle invenzioni animate: carri armati a forma di elefante, bande che suonano armi da fuoco invece che ottoni e la suprema sublimazione dello spirito del popolo brasiliano in un uccello del paradiso iridescente che protegge l’innocenza di un’intera generazione. Nella filmografia di Abreu, questo lungometraggio, che arriva ora nelle sale ma che è stato realizzato nel 2013, rappresenta un ponte fra il tratto minimale ma denso di Passo (cortometraggio del 2007) e l’utilizzo di tecniche miste, come il collage, presente nel pilot della serie Vivi Viravento (2009) ma ancor prima nel corto Espantalho (1998) dove si può addirittura vedere un personaggio animato interagire con una figura reale, pur ridotta a cartonato sensibile. Questo bambino dagli occhi a fessura che insegue il padre, diventando a sua volta grande, ci racconta del nostro pianeta spianato, arato dalla mediocrità della tecnica e dalla corruzione, in cui la fantasia, l’originalità, resistono solo se protette dentro un barattolo povero piantato nel terreno proprio come un seme. Spiace dirlo, ma se l’unica strada per vedere qualcosa di diverso rispetto ai pur ottimi prodotti d’animazione delle major deve passare per il sentiero della pirateria, si mettano l’anima in pace i puristi del cinema: semplicemente, il mondo è cambiato.
Il bambino che scoprì il mondo [O menino e o mundo, Brasile 2013] REGIA Alê Abreu.
CAST (DOPPIAGGIO ORIGINALE) Marco Aurelio Campos, Vinicius Garcia, Lu Horta.
SCENEGGIATURA Alê Abreu. MUSICHE Ruben Feffer, Gustavo Kurlat.
Animazione, durata 79 minuti.