SPECIALE ANIMAZIONE NASCOSTA
Il piacere del racconto
Il cinema d’animazione russo è sempre stato molto ricco e prolifico, ma nonostante ciò in Italia è praticamente sconosciuto, con l’eccezione di pochi titoli. Uno di questi è, in parte, La regina delle nevi di Lev Atamanov, distribuito e doppiato anche da noi forse grazie al “Primo Premio di categoria” vinto alla 18a Mostra del Cinema di Venezia.
Tratto dall’omonima fiaba di Andersen, l’opera vede come protagonisti Gerda e Kal, due bambini molto legati tra di loro. Una sera Kal, dopo aver deriso la leggendaria Regina delle nevi, viene colpito all’occhio e al cuore da una scheggia di ghiaccio che lo renderà freddo e cinico, in primis con la propria amica. Successivamente, il ragazzino verrà rapito dalla Regina, che vuole trasformarlo in una persona senza emozioni. Gerda si accorgerà della sua scomparsa e deciderà di cercarlo. Durante la sua lunga storia, il cinema d’animazione russo ha attraversato diversi periodi e molteplici fasi, a volte distanziandosi nettamente dal modello statunitense e disneyano, altre volte avvicinandosene. In tale prospettiva, la pellicola di Atamanov non sembra allontanarsi molto dai canoni Disney: infatti, al pari dei lungometraggi statunitensi, è destinato soprattutto ai più piccoli, vede al centro la narrazione e alterna momenti comici a sequenze più malinconiche e commoventi, che talvolta rischiano di diventare un po’ zuccherose e stucchevoli.
Al tempo stesso, però, sono presenti anche delle differenze, riscontrabili nell’assenza di parti musicali, nel racconto lento e a tratti didascalico (vi è spesso il commento del narratore e vi è anche un diretto omaggio ad Andersen) e, forse soprattutto, nel tratto del disegno, che risulta più stilizzato e non troppo concentrato sui particolari. Il risultato è forse meno avvincente rispetto alle opere Disney, ma probabilmente più poetico e sognante perché meno attento ai dettagli; un’intenzione annunciata all’inizio dal gioco con gli ombrelli effettuato dal mago-narratore. Inoltre, la maggiore semplicità grafica mette bene al centro la vicenda e rende il tutto più “caldo”, quasi più “genuino” e “fanciullesco”. Così, grazie a tali elementi, durante la visione de La regina delle nevi si ritrova il piacere del racconto e la sensazione “antica” dell’ascolto attorno al fuoco di una storia narrata dai nonni in una fredda sera d’inverno, proprio come accade ai due protagonisti in una sequenza del film. Una sensazione pura, poetica e suggestiva, per gli adulti anche un po’ nostalgica e di dickensiana memoria. Questo in un’opera imperfetta, ma affascinante proprio per la sua (apparente) semplicità.
La regina delle nevi [Snezaja Koroleva, URSS 1957] REGIA Lev Atamanov.
SCENEGGIATURA Georgiy Gherber, Lev Atamanov, Nikolay Erdman (tratta da La regina delle nevi di Hans Christian Andersen). FOTOGRAFIA Mikhail Druian. MUSICHE Artemi Ayvazyan.
Animazione, durata 63 minuti.