SPECIALE 33° TORINO FILM FESTIVAL
La perfidia dei governanti
Che il grande Miguel Gomes fosse particolarmente attento e interessato allo scenario politico nazionale e internazionale, era chiaro già guardando il suo penultimo lavoro, l’apprezzato Redemption, che era insieme coro di voci diverse e rielaborazione/riscrittura del passato.
Gli stessi elementi che costituiscono il tratto distintivo di questo monumentale e ambiziosissimo Arabian Nights, imprescindibile film in tre volumi, di difficile classificazione, ancora più bello di Tabù, con cui condivide lo stupefacente e cinefilo formalismo, la narrazione non lineare, le azzeccate scelte pop nella colonna sonora (si passa da Say you, say me di Lionel Richie a Lee Hazlewood), l’umorismo sottile e la minuziosa ricostruzione di epoche e contesti differenti. Pastiche di generi, riflessione sul confine tra realtà e finzione, Arabian Nights è solo vagamente ispirato, nella struttura, a Le mille e una notte. C’è, infatti, una bellissima Sharazad che fa da narratrice e si esibisce anche in una delle tante versioni di Perfidia di Alberto Dominguez. Ci sono tanti racconti, spesso incastrati l’uno nell’altro, come nelle scatole cinesi. Alcuni sono realistici e documentaristici, nel tono e nello stile. Altri, invece, sconfinano nel visionario, tra geni della lampada, balene spiaggiate, fantasmi, sirene, galli e mucche parlanti, erotismo bizzarro. Alcuni dei personaggi, poi, ritornano, comparendo in più di un racconto. Nel primo volume, Gomes in persona spiega che la situazione politica di grave crisi economica e sociale in Portogallo, a cavallo tra agosto 2013 e luglio 2014, l’ha convinto a realizzare un film sperimentale, allo stesso tempo impegnato e spettacolare: “Non si può fare un film militante che evada dalla realtà”, afferma. Così, un problema grave come quello della disoccupazione – soltanto a Viana do Castelo almeno 600 disoccupati, in seguito alla chiusura del cantiere navale – torna più volte nella trama del film (si pensi alle disavventure professionali degli uomini rimasti senza lavoro, che le raccontano in prima persona nell’episodio del “bagno dei magnifici”, con inquadrature fisse), che non esita ad attaccare, con le armi della satira, i governanti europei, considerandoli artefici dell’indigenza del Portogallo (e indirettamente di sfratti, tossicodipendenza, psicofarmaci, suicidi…), con le loro politiche di austerità. I tecnocrati dell’UE sono rappresentati come dei mercanti che fanno grotteschi accordi per prestare denaro, in cambio di obbedienza, ai governi, con la complicità passiva dei sindacati. Tutti riacquistano, grazie a uno stregone nero, la virilità perduta. Il loro conseguente priapismo è metafora del rigore eccessivo imposto agli stati europei. Gomes allude anche allo svuotamento della democrazia, quando mostra due donne che, a Resende, alle elezioni locali, votano contemporaneamente per tutti i partiti. Descrive le contraddizioni del potere giudiziario, nel processo al gallo parlante di Resende e nella crisi di nervi del giudice donna che si accorge del coinvolgimento di tutta la popolazione in piccoli e grandi malefatte, tra folli responsabili dei servizi sociali novantenni e banchieri in vena di scherzi pesanti. Si concede split screen, accostamenti audaci di immagini e suoni, mescola nella stessa inquadratura elementi di epoche storiche diverse, alterna formati diversi e utilizza anche immagini di repertorio, insomma maneggia il linguaggio del cinema come pochi cineasti contemporanei. Davvero geniale.
Arabian Nights – Vol. 1 (The Restless One), Vol. 2 (The Desolate One), Vol. 3 (The Restless One) [As mil e uma noites – Vol. 1 (O Inquieto), Vol. 2 (O Desolado), Vol. 3 (O Encantado), Portogallo 2015] REGIA Miguel Gomes.
CAST Miguel Gomes, Adriano Luz, Chico Chapas, Crista Alfaiate.
SCENEGGIATURA Telmo Churro, Miguel Gomes, Mariana Ricardo. FOTOGRAFIA Mario Castanheira, Sayombhu Mukdeeprom.
Drammatico/Commedia/Sperimentale, durata 380 minuti.
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