Una verità impossibile da accettare
Francoforte, 1958. Johann Radmann (Alexander Fehling) è un giovane procuratore che si imbatte in un giornalista anarchico e combattivo, Thomas Gnielka (André Szymanski), il quale lo invita a portare alla luce la verità di Auschwitz, ignara a lui e a gran parte della popolazione tedesca. Iniziando a indagare, infatti, viene a conoscenza delle atrocità eseguite nel campo di concentramento che lo portano a voler dare il via a un processo che cambierà per sempre la storia della Germania, perché il silenzio non può più esser taciuto.
Il labirinto del silenzio non è l’ennesimo film sul periodo più tragico e incomprensibile della storia mondiale, perché il regista Giulio Ricciarelli racconta gli orrori di Auschwitz attraverso un altro punto di vista: quello di un giovane e ostinato procuratore che inizia a scontrarsi con un’atroce e inaccettabile verità. Non si vede un solo ufficiale nazista in divisa, una camera a gas o un ebreo torturato, perché se è vero che al giorno d’oggi sono molte le testimonianze, anche cinematografiche, di quel periodo, in Germania, ben tredici anni dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, il tutto era ancora sconosciuto. Ricciarelli, quindi, regista italo-tedesco al suo primo lungometraggio, indaga sui fatti che hanno dato vita al primo processo nazionale contro gli stessi soldati delle SS, responsabili della morte di centinaia di migliaia di persone e su come la verità, man mano che veniva a galla, faceva cadere tutti gli equilibri. Il ruolo del protagonista è affidato a un Alexander Fehling dal volto innocente e pulito, emblema di quella nuova generazione ignara che il male poteva trovarsi anche sotto il proprio tetto. Grazie a una regia lineare ed efficace, Ricciarelli accompagna il susseguirsi degli eventi in un costante crescendo di suspense e drammaticità, dettato principalmente da un labirinto di bugie, omissioni e silenzi che non potevano più esser contemplati. Il labirinto del silenzio, quindi, si rivela un film di fondamentale importanza per comprendere al meglio come la Germania abbia iniziato a prendere coscienza delle enormi atrocità che aveva commesso durante l’Olocausto, dimostrando quanto un silenzio lungo tredici anni sia stato anche troppo rumoroso.
Il labirinto del silenzio [Im Labyrinth des Schweigens, Germania 2015] REGIA Giulio Ricciarelli.
CAST Alexander Fehling, André Szymanski, Friedericke Becht, Gert Voss, Johannes Krish.
SCENEGGIATURA Amelie Syberberg, Elisabeth Bartel, Giulio Ricciarelli. FOTOGRAFIA Martin Langer, Roman Osin. MUSICHE Sebastian Pille, Niki Reiser.
Drammatico, durata 124 minuti.