Una popstar per due
La vita in bilico di Brian Wilson, leader e anima dei “Beatles americani”, i Beach Boys, aveva tutte le carte in regola per essere oggetto di un adattamento cinematografico: un’icona pop, combattuta tra la ricerca di sonorità innovative e le esigenze commerciali del mercato discografico, e una personalità multiforme, tanto geniale in campo musicale quanto tormentata nel privato.
Terreno fertile quindi per il film biografico, genere pernicioso (ma alquanto battuto), facile e complesso allo stesso tempo. Facile perché prende spunto da storie forti e personaggi di richiamo, le cui vite sarebbero difficili da immaginare persino per il più smaliziato sceneggiatore; d’altro canto è complesso raccontare eventi e persone reali di cui molti spettatori sono già a conoscenza (e nel caso di film su stelle della musica si ha a che fare anche con autentici cultori dell’artista in questione) e riuscire comunque a sorprendere, puntando su una visione personale e non stereotipata, e a dare legittimità cinematografica a ciò che si è messo in scena, facendo capire perché si è scelto di farlo e salvaguardandone la credibilità, in modo da rivolgersi anche al pubblico che non conosce il soggetto narrato. Se non trattasse dell’icona Brian Wilson, ma di un tal Willy Brison di pura fantasia, Love & Mercy sarebbe un film riuscito? La risposta è secca: no. Dal momento allora che il protagonista è l’autore di indimenticabili hit come Surfin’ USA, God Only Knows, Good Vibrations, il giudizio dovrebbe cambiare? La risposta è la medesima. Si assiste infatti alla stanca riproposizione della “solita vecchia storia”, che il montaggio alternato fa scorrere davanti ai nostri occhi: giovane musicista di successo segnato dal rapporto conflittuale con il padre tenta di creare nuovi suoni seguendo il proprio estro, ma il suo talento deve fare i conti con la miopia della band e dei discografici che vogliono continuare a mietere successi con la formula magica “melodia allegra + testo disimpegnato”. Seguono depressione e disturbi psichici, il distacco dalla realtà lo porta a una condizione di debolezza permanente nella quale è manipolato dallo psichiatra. La salvezza dell’uomo sull’orlo del baratro arriverà grazie alla forza dell’amore e alla caparbietà di una donna.
Prevedibile in ogni sua piega, compresa la piatta regia di Bill Pohlad (che infatti regista di mestiere non è, bensì produttore e pure di successo: tra gli altri, I segreti di Brokeback Mountain e 12 anni schiavo), Love & Mercy può almeno contare sui due attori che personificano Wilson: Paul Dano per la parte giovanile maggiormente incentrata sulla musica, e John Cusack, per quella più intima dell’età adulta dove del musicista non c’è quasi più traccia; entrambi credibili nell’interpretare il medesimo uomo, l’unica idea riuscita del film, risparmiandoci almeno improbabili equilibrismi di trucco e parrucco.
Love & Mercy [id., USA 2014] REGIA Bill Pohlad.
CAST John Cusack, Paul Dano, Elizabeth Banks, Paul Giamatti, Jake Abel.
SCENEGGIATURA Oren Moverman, Michael A. Lerner. FOTOGRAFIA Robert D. Yeoman. MUSICHE Atticus Ross.
Biografico, durata 121 minuti.