SPECIALE MADE IN CHINA
Le discese ardite, e le risalite
Fuochi d’artificio in pieno giorno di Diao Yinan, arrivato un buon anno e mezzo dopo i suoi trionfi in terra tedesca nelle sale italiane, è stato il vincitore della 64a Berlinale, dove si è aggiudicato anche l’Orso d’Argento per la migliore interpretazione maschile alzato al cielo dal protagonista Liao Fan.
Vittoria non scandalosa, ma forse un po’ eccessiva, pure in un concorso – a detta di molti – quell’anno dalla qualità media non entusiasmante. Visto però che non facciamo i giurati, ma analizziamo e, nel caso, consigliamo film, soprattutto nei periodi di magra dell’offerta cinematografica, l’opera di Yinan vale una serata e il prezzo del biglietto. Black Coal, Thin Ice (titolo internazionale dell’opera) è infatti tutto tranne che un film non riuscito. È un noir d’atmosfera efficace e coinvolgente, abile nel giocare con le atmosfere torve e ovattate che diventano grancassa delle interiorità dei protagonisti; d’altro canto è anche un noir molto tradizionale, che nulla toglie e poco aggiunge al genere di riferimento, come sarebbe un po’ lecito aspettarsi da un’opera di genere vincitrice di uno dei maggiori festival internazionali. Ci troviamo di fronte alla caduta negli inferi del rimorso, del fallimento e dell’alcolismo di un detective di provincia, a cui, qualche anno dopo, viene offerta la possibilità di risalire nella superficie della vita con la riapertura dello stesso caso che l’aveva mandato a terra. Collegando i fili dell’indagine, il protagonista ricongiunge anche quelli della propria esistenza, con annesse complicazioni sentimentali. Il film di Yinan vive soprattutto delle affascinanti e torbide atmosfere notturne e invernali esaltate dalla fotografia, che gioca molto sul predominio del grigio, del bianco e del nero, immediate metafore visive della gelida situazione del protagonista e del torbido della vicenda. Se le atmosfere sono il punto di maggiore forza della pellicola, è la narrazione – attraversata da squarci di violenza alternati a squarci d’ironia – ad avanzare in modo abbastanza classico, prendendo un po’ di caratteristiche dal noir d’esportazione occidentale e un po’ dalla tradizione autoctona orientale, creando così un interessante mix di suggestioni. Fuochi d’artificio naviga quindi, senza scosse, verso il porto sicuro del buon prodotto coinvolgente e con una sua efficacia: le facce, gli ambienti e le atmosfere giuste, così come le scene più ad effetto garantiscono una visione soddisfacente e piacevole, ma anche un po’ già vista, non dimenticabile ma neppure memorabile: un po’ poco forse per giustificare appieno la vittoria in un festival del livello della Berlinale, ma abbastanza per sottolineare come il cinema cinese contemporaneo meriti di essere preso seriamente in considerazione e osservato, studiato.
Fuochi d’artificio in pieno giorno [Bai Ri Yan Huo, Cina 2014] REGIA Diao Yinan.
CAST Liao Fan, Gwei Lun-mei, Wan Xuebing, Wang Jingchun, Yu Ailei, Ni Jingyang.
SCENEGGIATURA Diao Yinan. FOTOGRAFIA Dong Jingsong. MONTAGGIO Yang Hongyu.
Noir, durata 107 minuti.