69° Festival de Cannes, 11 – 22 maggio 2016, Cannes
Fede violenta
Un giovane liceale ha un’unica e assoluta certezza: la Bibbia (mai la chiesa, qualunque essa sia). Leggere la realtà attraverso il sacro libro offre la possibilità di affidarsi a una saggezza ancestrale, comunque non priva di contraddizioni e ambiguità. Una professoressa di biologia è pronta a far valere il suo ruolo didattico e a relativizzare le opinioni del ragazzo, provocando le sue veementi reazioni.
Kirill Serebrennikov, qui al suo quarto lungometraggio, sceglie di trasporre sul grande schermo una pièce teatrale molto discussa in patria russa (l’autore teatrale non ha potuto assistere all’anteprima moscovita del film per motivi politici ma era presente a quella cannense di Un Certain Regard 2016), dall’indubbia potenza espressiva e contenutistica. Il regista russo ha avuto l’essenziale complicità di eccellenti interpreti, istintivi e rocamboleschi, capaci di dare corpo a personaggi – il protagonista in particolare – che guardano il mondo attraverso un velo di presunta certezza provata. Petr Skvorstov, soprattutto, propone una performance fisica potente, che trova corrispondenza solo in quella della professoressa, portata sullo schermo da Victoria Isakova, unica altra voce udibile nel coro di mediazioni. Lo scontro tra i due si snoda attraverso conversazioni indirette e trova amplificazione nel coinvolgimento di un terzo personaggio: lo storpio della scuola vessato dai prepotenti. Il triangolo così composto si anima in un processo in cui ognuno è a turno sostituito a Dio, aspirando all’affermazione inconfutabile di una verità assoluta, giustificata dal supporto altrui. I due esponenti delle visioni opposte si nutrono infatti del supporto degli altri (o meglio, soffrono della sua assenza), i quali si pongono in posizione subordinata ad essi, rendendoli divinità profetiche ancora prima che i due lo facciano da soli. I corpi dello studente e dell’insegnante innescano quasi una coreografia di coppia, che forma via via immagini potenti, irriverenti e stranianti, come in un passo a due che preferisce comporre forme con i corpi, anziché con la fotografia. Il botta e risposta diventa ironico, irriverente, provocatorio e persino erotico, mentre la macchina da presa insegue i personaggi per bloccarsi solo in funzione delle loro pose statiche. A commentare l’esplosione verbale e fisica, il regista ha optato per un quanto mai efficace contrappunto musicale, composto da rock e metal veloce e violento, che sorprendentemente si coniuga perfettamente con le intenzioni dogmatiche del protagonista. The Student è un film potente, tra i migliori di Cannes 2016, che offre temi forti e attuali, con immagini capaci di suscitare nel pubblico un’importante confusione sensoriale e contenutistica.
The Student [Uchenik, Russia 2016] REGIA Kirill Serebrennikov.
CAST Petr Skvortsov, Victoria Isakova, Alexandr Gorchilin.
SCENEGGIATURA Kirill Serebrennikov, Marius von Mayenburg. FOTOGRAFIA Vladislav Opelyants. MUSICHE Ilya Demutskij.
Drammatico, durata 118 minuti.