35. Premio “Sergio Amidei”, 14-20 luglio 2016, Gorizia
Italiano medio
In un fine settimana elettorale, tre uomini diversi sono in viaggio verso i rispettivi seggi. Dopo Un sacco bello (1980), Carlo Verdone si cimenta in una nuova tripletta di personaggi destinata a imprimersi nell’immaginario collettivo.
In una sceneggiatura che si preoccupa fin da subito di inquadrare gli episodi in un’unica cornice, si delineano diversi stereotipi italiani, con tutte le loro storture. Anche il mezzo di trasporto scelto è significativo: i nostri eroi si spostano in macchina, individuando nella strada il luogo di esibizione nostrale per eccellenza (pur negando il genere on the road vero e proprio). La dimensione del viaggio ritorna (e tornerà anche in In viaggio con papà) come scenario ideale per la rappresentazione di un bestiario umano soggetto a cambiamenti a seconda del panorama circostante. Così, il taciturno migrante riesce a esprimersi solo in un antico dialetto; una prostituta vive nella sua caricatura in un ambiente liminale; un ingenuo giovanotto diventa un sensibile incompreso. L’ironia semplice che pervade gag e dialoghi (come gli accenti caricati che seguono il percorso stradale o la puntura sul ciglio della strada) non sminuisce le figure rappresentate, ma anzi le ostenta senza architetture posticce, preferendo una bidimensionalità funzionale che resta variamente interpretabile. Accanto a questa esibizione comica, Verdone crea altresì un dibattito politico e sociale che non rinuncia alla ricerca della memoria: quella personale persa tra le fila di lapidi in un cimitero; quella nazionale finisce sui muri di un bagno pubblico. Gli agenti esterni intervengono per vie indirette sulle vicende centrali, restando relegati in dettagli secondari anche quando di fatto influenzano in modo determinante la narrazione. Intorno a Bianco, rosso e Verdone si individua un momento di quasi iperattività del regista e attore, che si definisce, in prospettiva, come la base della sua comicità degli anni seguenti, popolata da macchiette e caratteristi che affondano le radici proprio nell’Italia costruita a partire dal secondo dopoguerra. Lo stesso regista darà vita a numerosi personaggi ispirati dal compulsivo Furio Zòccano, a sua volta discendente dalla precedente generazione di attori e personaggi che hanno abitato la prima televisione italiana. In questo senso, quindi, il secondo lungometraggio di Carlo Verdone è un inno all’italianità, un modo di guardare a se stessi e agli altri che muta continuamente, ma che permette al pubblico di riconoscersi proprio negli attriti che si creano, seppur indirettamente, tra le figure rappresentate.
Bianco, rosso e Verdone [Italia 1981] REGIA Carlo Verdone.
CAST Carlo Verdone, Elena Fabrizi, Irina Sanpiter, Angelo Infanti, Milena Vukotic, Mario Brega.
SCENEGGIATURA Leonardo Benvenuti, Piero De Bernardi, Carlo Verdone. FOTOGRAFIA Luciano Tovoli. MUSICHE Ennio Morricone.
Commedia, durata 109 minuti.