Alla salute
Per apprezzare fino in fondo il disordinato ed efficace Saint Amour, road movie della rodata coppia Gustave Kervern-Benoît Delépine, sono necessarie la calma e la meditazione con le quali bisogna gustare, per cogliere tutte le loro sfumature, i grandi vini rossi che appaiono quasi come co-protagonisti del film.
Padre, contadino convinto (Gérard Depardieu), e figlio, contadino un po’ meno entusiasta e dedito all’uso e abuso d’alcool (Benoît Poelvoorde), viaggiano lungo la Francia seguendo le coordinate del tour dei grandi vini, accompagnati da un tassista apparentemente un po’ tronfio. Tra i vigneti del Rodano, della Borgogna e del Bordolese incontrano una serie di personaggi un po’ stravaganti e un po’ malinconici, problematici come, del resto, lo sono i due protagonisti. Padre e figlio, inevitabilmente e lentamente, si ritrovano imparando a conoscersi meglio così come a superare le proprie problematiche interiori, accantonate in un finale quasi fiabesco, così dichiaratamente bucolico da lasciare dietro la sua tenerezza un retrogusto d’amarezza e di disincanto. Del resto, l’agrodolce è il tono dominante del film, che alterna la comicità più pura e caciarona (un po’ penalizzata dal doppiaggio, ça va sans dire) a momenti più intimistici ed amari, sempre seguendo una narrazione quasi bozzettistica. Questo bozzettismo è allo stesso tempo punto debole e punto di forza; perché è vero che l’asse portante – il racconto cioè del riavvicinamento padre e figlio – è l’aspetto più ovvio e prevedibile di Saint Amour, ma è altrettanto vero che il film funziona per la capacità di tratteggiare incisivi personaggi secondari e situazioni estemporanee e quasi occasionali, spesso però fondamentali sia per rafforzare il tono amarognolo di fondo, sia per delineare la solitudine e le crisi dei due protagonisti. Si vedano, per il padre, le telefonate alla moglie, e per il figlio il racconto delle 10 fasi dell’ebbrezza. Saint Amour è un film disordinato, stilisticamente essenziale e sporco, apparentemente discontinuo e che tocca varie tematiche e vari toni, quasi come volesse seguire i flussi di coscienza tipici dell’ebbrezza o dei discorsi tenuti davanti a un succedersi di bottiglie di Nebbiolo; e come i discorsi di queste occasioni riesce ad essere incredibilmente coerente, sincero, diretto ed efficace. L’umanità descritta dietro la scorza della comicità e del bucolico lieto fine è un’umanità sola e spesso disperata, che sia per cause sociali che riecheggiano alla lontana (si veda la famiglia del proprietario del Bed&Breakfast) o che sia per motivi interiori. è un film che, proprio come il miglior vino rosso, lascia retrogusti non immediati, a partire dalla consapevolezza che la comicità possa essere una sofferta espressione del dramma.
Saint Amour [id., Francia/Belgio 2016] REGIA Benoit Delépine, Gustave Kervern.
CAST Gérard Depardieu, Benoît Poelvoorde, Vincent Lacoste, Céline Sallette, Solène Rigot.
SCENEGGIATURA Benoît Delépine, Gustave Kervern. FOTOGRAFIA Hugues Poulain. MUSICHE Sébastian Tellier.
Commedia, durata 101 minuti.