“Io ci sarò/anche se piove”. Credo sia giunto il momento di ripercorrere il profilo autoriale di Bello Figo (d’ora in poi BF), artista abile ed esperto quant’altri mai, la cui popolarità sta crescendo esponenzialmente. A tal proposito, propongo di suddividere la sua opera in tre momenti peculiari; nel ciò fare seguirò un criterio rigorosamente cronologico.
1) Periodo “Gucci Boy” (2012-2013). BF ragiona su questioni relative al rapporto con l’altro sesso e alla mascolinità. Prodotti come Ingiusto, Bionda, si rivelano prodotti cardine rispetto al dialogo perverso con la canzone d’amore. Di questo periodo è interessante l’elemento attrattivo del linguaggio: l’uso sgangherato dell’italiano; alcuni neologismi che rimandano a un messaggio velatamente politico; una tendenza allo struggimento nelle liriche. Paradigmatico il testo di Ingiusto: “Io sono un figo/Un figo strepitos’/Sei una bomba/E io torogiuro/Ogni volta che ti vedo/Sono felicio/Sono bello/Ce l’ho grosso/e sono anche/(eee)”.
2) BF e la costruzione dell’identità (2014-2015). Con l’interesse di Andrea Diprè, BF decide di puntare su due macro-temi: la propria quotidianità e il confronto con la celebrità. Del primo, la hit è Pasta con tonno. Del secondo i pezzi più rappresentativi, tra i tanti, sono Matteo Renzi, Swag Berlusconi, Mussolini. Qui BF acquisisce una maggiore padronanza della lingua e riesce a dirimere con maggiore consapevolezza la terminologia di riferimento in rapporto alle variabili contestuali. L’artista qui decide di inserirsi con più decisione nella società di cui fa parte; facendo questo la sua poetica riflette una relazione perversa e distorta con l’oggetto del proprio dialogo: “Io sembro Mussolini/Perché io sono troppo Lini”. Talvolta si concede qualche virtuosismo nell’uso della rima: “Soldi in tasca/Fighe in mente/Quando scoreggio (swag)/Non si sente” (in Swag Berlusconi).
3) BF politico (2016 ad oggi). BF è diventato famoso all’infuori di una nicchia di appassionati grazie alla sua partecipazione a varie trasmissioni televisive. L’artista ora parla un perfetto italiano, ed è perfettamente in grado di rielaborare creativamente il proprio linguaggio. Siamo in un momento in cui la maturità dell’artista si rileva in alcuni manifesti politici di evidente importanza: Non pago affitto, Non faccio opraio. Apice totalizzante della sua carriera pare essere l’endorsement al “Sì” per il referendum costituzionale del novembre 2016. È evidente, qui, una certa consapevolezza nel riuso delle proprie peculiarità linguistiche: “A dire la verità/Nel mio Paiese non c’è nessuna guerrao”.
Mi rendo conto che questo prospetto presenta diverse lacune, purtuttavia ritengo sia necessario cominciare a prendere sul serio un artista capace e promettente come Bello Figo.