SPECIALE SOVRANI IN CRISI
Dio è morto
“Il mio corpo non è diverso da quello di qualunque essere umano.” Hirohito, 124° discendente della Dea del Sole Amaterasu, non trova in sé alcuna traccia dell’ascendenza divina. Dopo Hitler in Moloch e Lenin in Toro, l’Imperatore del Giappone, alle prese con la disfatta, è il terzo soggetto scelto da Sokurov nella sua Tetralogia del Potere.
Il Sole è al contempo il titolo e il grande assente di questo film. Lo è nei toni spenti e freddi della fotografia, nei corridoi oscuri del bunker come nelle stanze della residenza, dove l’unica luce che filtra è quella pallida della luna. Ma lo è anche nella persona di Sua Altezza. Persona, appunto, di angustiata umanità, per quanto servito, accudito e spiato da una Corte Imperiale che lo vorrebbe un Dio. Da qui il disagio che accompagna Hirohito, in un fastidio costante di sé, la bocca allappata dal sapore amaro della sconfitta di cui porta il peso. Sokurov lo mostra nei giorni del declino, rannicchiato sul letto e preda degli incubi, o intento allo studio della biologia, mentre si interroga, esita e si entusiasma esattamente come qualsiasi uomo. Per contro, inchini e cerimoniali si succedono lenti e artificiosi, a tratti comici e fuori luogo come brandelli di un mondo passato. “Tutto intorno rovine e qui è un paradiso” commenta il fotografo americano per cui Hirohito somiglia a Charlie Chaplin. La sua residenza, così come la Corte, non è in effetti che una bolla di sapone, che circonda l’Imperatore estrapolandolo dalla realtà. Fuori da essa egli è come sperduto: cammina rasentando i muri, inciampa nelle scale, fatica ad aprirsi la porta da solo. Ma se Sokurov indugia sul suo lato umano, quasi infantile nell’animo poetico e nello stupore verso le novità, non tralascia le contraddizioni degli uomini che determinano le sorti della Storia. “Non ho dato io l’ordine” si giustifica sommariamente MacArthur parlando di Hiroshima, così come Hirohito ripeterà a proposito di Pearl Harbor. Ma ogni scelta dall’alto miete vittime o risparmia popoli e quel “bambino” a cui gli americani regalano cioccolata segna il passo di un cambio epocale rinunciando alla divinità. Al delicato equilibrio tra dramma e commedia giova non poco la scelta di Issei Ogata nel ruolo dell’Imperatore, capace di restituire la portata tragicomica di una figura ormai fuori dal suo tempo. Lontano dalla grottesca meschinità di Hitler e dalla mortifera follia di Lenin, l’Hirohito di Sokurov desta in parte ammirazione, in parte involontaria tenerezza, proprio in virtù di quella imperfezione che si ostina a rivendicare. Affranto dalla sconfitta, disilluso dal sogno di grandezza, a Hirohito non resta che riporre nel cassetto la statuina di Napoleone, per continuare a compiacersi con Darwin dei miracoli intatti della Natura.
Il Sole [Solntse, Russia/Francia/Italia/Svizzera 2005] REGIA Aleksandr Sokurov.
CAST Issei Ogata, Robert Dawson, Shiro Sano, Kaori Momoi.
SCENEGGIATURA Yuri Arabov. FOTOGRAFIA Aleksandr Sokurov. MUSICHE Andrei Sigle.
Drammatico/Storico, durata 115 minuti.