Rotta per casa di Dio
Libero lavora come disegnatore progetto per un’agenzia pubblicitaria; convive con Francesca, aspirante attrice, ma all’improvviso deve tornare nella natia Battipaglia per dare l’ultimo saluto alla nonna morente. In paese ritrova Neve, una ex compagna del liceo con cui riallaccia qualcosa, togliendo la polvere da un sentimento dimenticato tra i banchi di scuola.
Capita, invero sempre più di rado, di trovarsi davanti a un film con la netta sensazione di vedere stanze conosciute, luoghi e dinamiche familiari respirando la stessa romantica disillusione dei protagonisti. Come accendere la radio sulle prime note di Rotta per casa di Dio o di un singolo qualunque degli 883 e sentirsi capiti, tirati in ballo come unità sfigata di quella generazione di mezzo nata tra la coda del benessere e l’inizio dell’austerity. Sono i trentenni di oggi a vivere questa inadeguatezza edonista in cui ogni tentativo dell’Io di costituirsi come parte di un Noi (convivenza, maternità, accettazione della morte, lavoro, impegno artistico) ha in sé il seme del fallimento. Libero, Neve, Francesca, ognuno a suo modo, vogliono riportare al presente la felicità passata attraverso frammenti, strappi che sono poi quelli di un montaggio nervoso giocato su piccole elisioni e su micro-soglie di attenzione, quasi fosse collegato al cervello di uno stagista intento a scrollare i ricordi di Facebook tra un lavoro abbrutente e l’altro. E così i dialoghi assorbono la banalità di un mondo disinteressato alle sorti dei suoi abitanti, dove anche un forte acquazzone primaverile finge di purificare mentre fa scivolare nel sottosuolo le tracce di un tradimento annunciato. Non solo di immagini che solleticano l’emisfero critico ma soprattutto di piccole scariche al cuore malandato è fatto Acqua di marzo, opera seconda di Ciro De Caro a quattro anni di distanza da Spaghetti Story, che meriterebbe sicuramente più di 13 schermi in tutta l’Italia non fosse altro per scardinare il ragionamento mediocre di chi si aspetta solo film bellissimi a fronte di 1.2 miliardi di euro investiti nel cinema negli ultimi 5 anni. Perché lui, lei, loro, in fondo, quei film bellissimi non li andrebbero mai a vedere.
Acqua di marzo [Italia 2016] REGIA Ciro De Caro.
CAST Roberto Caccioppoli, Claudia Vismara, Rossella d’Andrea, Sara Tosti.
SCENEGGIATURA Rossella d’Andrea, Ciro De Caro, Enrico Settimi. FOTOGRAFIA Simone Zampagni. MONTAGGIO Alessandro Cerquetti.
Drammatico, durata 100 minuti.