Smarrimenti
Dopo il notevole L’approdo, Shaun Tan torna con una storia meno ambiziosa, estremamente semplice, per lunghezza e stratificazioni (almeno, vedremo, fino ad un certo punto), ma comunque affascinante. La cosa smarrita conferma il notevole talento grafico e la capacità dell’illustratore australiano di coinvolgere e raccontare una storia accattivante ed emozionante.
La vicenda, contenuta in poco più di 30 pagine, non è di per sé immediata, intrisa come è di surrealismo e distopia, quanto piuttosto affrontata con essenzialità e sintesi, quasi come se l’autore avesse voluto mirare ad ottenere il massimo, anche a livello narrativo, dal punto di vista grafico e illustrativo. In un non meglio precisato futuro prossimo, contrassegnato da estremizzazioni di caratteristiche più o meno latenti del nostro presente, un ragazzo qualunque, dedito a collezionare tappi di bottiglie, nota una cosa stravagante nella spiaggia: un’enorme specie di teiera con tentacoli che si esprime sbuffando vapore, dall’aria smarrita e persa; la “cosa smarrita” del titolo. Il protagonista prende a cuore la situazione dell’oggetto misterioso, provando ad accoglierlo e cercando poi una sistemazione il più possibile adatta al suo futuro, inevitabilmente affezionandosi. Oltre la coltre dell’apparente linearità, La cosa smarrita in realtà, per coloro che hanno voglia di leggere tra le righe, veicola metafore sottili. Può esserci la lettura sull’indifferenza verso il diverso (evidente per esempio nella – termine cinematografico – sequenza della reazione dei genitori del protagonista) che, forse per un riflesso pavloviano, ci porta a pensare alla questione dei migranti. C’è poi la parte più intimista dei pezzi di vita mancata o non vissuta fino in fondo che ognuno di noi ha lasciato per strada nella propria vita: come i rapporti mai sbocciati o buttati via, per colpe proprie o della realtà del momento, dei quali nelle cose smarrite si possono – sempre per chi volesse fare uno sforzo di interpretazione tra le righe – trovare i simboli, perlomeno nell’ottica di come questi lascino, inconsciamente o meno, ferite più o meno profonde per tutta la vita. La lettura più evidente è però quella, sostenuta dalle geometrie grafiche e dagli sfondi all’insegna di un tecnicismo e di una razionalità esasperati e quasi parodici, che riguarda l’indifferenza e la difficoltà di capire e accogliere le cose che si scartano dal conformismo e dalle regole imposte dalla cosiddetta tecnocrazia. L’incapacità di considerare gli elementi che deviano dal vivere comune: è forse questa l’interpretazione che rende La cosa smarrita, nella sua semplicità, una breve storia comunque in grado di sentire e captare l’aria dei tempi.
La cosa smarrita [The Lost Thing, Francia 2017] AUTORE Shaun Tan.
TESTI Shaun Tan. DISEGNI Shaun Tan. EDITORE Tunuè.
Graphic novel, colore, 32 pagine.