Ritratto di famiglia con arresto
In Italia conosciamo Kore-eda Hirokazu da poco, anzi pochissimo: nonostante il regista originario di Tokyo sia attivo dal 1991, nelle nostre sale sono arrivati solo – grazie all’impegno di BIM e Tucker Film, ci sembra importante sottolinearlo – Father and Son (2013), Little Sister (2015) e Ritratto di famiglia con tempesta (2016).
Tre titoli per inquadrare una poetica: l’intimismo, la quotidianità e la centralità dei rapporti personali e familiari; microcosmi che guardano al macrocosmo di una società – quella giapponese – irta di contraddizioni sommerse e anomalie. Vedere Kore-eda in concorso a Venezia 74 alle prese con un legal drama è parso a molti un tradimento della propria essenza, la sconfessione di un’autorialità che avevamo appena imparato a conoscere (e ad amare). Da lì il passo alla stroncatura è stato fin troppo facile: The Third Murder è stato bollato come film minore da dimenticare presto, imbarazzante tentativo per farsi meglio conoscere e apprezzare in Occidente e soprattutto in America (la sequenza degli uccellini in carcere, che omaggia apertamente L’uomo di Alcatraz, ha in particolar modo fatto strocere il naso). Basta tuttavia scalfire la superficie delle cose per comprendere come in The Third Murder ritornino appieno le tematiche care al cineasta nipponico: se la cornice è quella di un efferato omicidio con arresto, del conseguente processo e del difficile confronto fra accusato e avvocato difensore, il quadro che prende forma è sempre quello delle relazioni interpersonali, della dicotomia padri-figli, del fluire banale e incessante della vita con le sue deviazioni di percorso. Kore-eda punta in alto, con indomito coraggio: in un Paese che quasi non conosce criminalità (vista come una macchia indelebile da cui è impossibile redimersi) e in cui le esecuzioni capitali sono effettuate per impiccagione, affermare che il tribunale non è il luogo in cui si stabilisce la verità ha il sapore della – garbata ed elegante – sovversione civile. Il cuore di The Third Murder, opera che mette alla prova lo spettatore con estenuanti dialoghi e continui cambi di punti di vista, è tutto nella ripetuta scena dei “colloqui” fra i due protagonisti, il carcerato Misumi e il giovane avvocato Shigemori: il vetro che li separa diventa specchio e riflesso di due volti che finiscono per sovrapporsi e fondersi, rappresentando un’unica società. Una società che accetta un sistema incompleto e imperfetto, che si regge sulle fondamenta traballanti di esseri umani che giudicano altri esseri umani, sacrificando la (presunta) Verità sull’altare della (altrettanto presunta) Giustizia.
The Third Murder [Sandome no Satsujin, Giappone 2017] REGIA Kore-eda Hirokazu.
CAST Masaharu Fukuyama, Kōji Yakusho, Suzu Hirose, Yuki Saito.
SCENEGGIATURA Kore-eda Hirokazu. MONTAGGIO Kore-eda Hirokazu. MUSICHE Ludovico Einaudi.
Thriller/Drammatico, durata 125 minuti.