La morte della strafottenza
Se non conoscete il cinema di Gregg Araki vale la pena iniziare a seguirlo. Qui si parlerà del suo ultimo film inedito in Italia, datato tristemente 2014. Ma non a caso Araki ha diretto due episodi della fortunata serie Netflix Tredici…
White Bird non è il miglior film di Araki, ma racchiude in sé tutta sua la poetica autoriale. Lo si potrebbe ipoteticamente dividere in tre parti che corrispondo a tre stili ben definiti: una prima più misteriosa e grottesca, un racconto di formazione adolescenziale e un risvolto che sa di puro dramma esistenziale. Un dramma che striscia lentamente e per tutta la durata è lì ma non lo vedi, fino al boato finale, figlio del puritanesimo e della paura di vivere in libertà la propria esistenza. È nella seconda parte che Araki sguazza al meglio, grazie anche alla sua carriera precedente fatta di storie giovanili rivolte ad un pubblico smaliziato, in cui il sesso, soprattutto pansessuale, e le droghe ritraevano una generazione che si buttava a capofitto, senza pensare troppo, verso un futuro sempre più incerto. Doom Generation, Ecstasy Generation e Kaboom su tutti, rispetto ai più “seri” Splendidi amori e Mysterious Skin, ci hanno fatto conoscere un mondo psichedelico e libero, che meriterebbe un approfondimento diverso. In White Bird, con la vicenda della diciassettenne Kat che deve sostenere la misteriosa scomparsa della madre insieme al mite e apatico padre, si affrontano alcune delle cose dette in precedenza ma con più remissione rispetto al passato. Sarà anche per il fatto che il film è tratto da un romanzo, ma sembra che ci sia meno originalità nella messa in scena. Poi però si inizia a conoscere la madre scomparsa, una splendida e volutamente sottotono Eva Green, e i pezzi del puzzle tornano: Kat è una ragazza che per colpa del comportamento materno si sente limitata nel quotidiano e non si accorge di cosa le accade intorno; la madre potrebbe invece essere tranquillamente un personaggio di Doom Generation cresciuto e quindi strafottente nei confronti della vita ideale alla quale l’individuo medio aspira. Il regista lo sottolinea con una gestione delle scene vigile e delicata, fotografate con colori caldi alternati a una più glaciale atmosfera finale, ma sempre pronta a mostrare i lati nascosti e perturbanti della vicenda – su tutti gli sguardi e le azioni del padre. È da lui che Araki, forse, dovrebbe ripartire, per smarcarsi da un mondo che ormai non gli appartiene più. È il tempo di raccontare i risultati di ciò che ha fatto la generazione di ieri, per capire l’oggi. La trasgressione è morta e la realtà è molto più triste.
White Bird [White Bird in a Blizzard, USA/Francia 2014] REGIA Gregg Araki.
CAST Shailene Woodley, Eva Green, Christopher Meloni, Angela Bassett.
SCENEGGIATURA Gregg Araki (tratta dall’omonimo romanzo di Laura Kasischke). FOTOGRAFIA Sandra Valde-Hansen. MUSICHE Robin Guthrie.
Drammatico/Thriller, durata 91 minuti.