Il mistero fuori campo
È una specie di piccolo saggio sul fuori campo e sul suo uso il documentario Ferrante Fever, il film che Giacomo Durzi ha dedicato a Elena Ferrante, la scrittrice diventata celebre nel mondo con la saga L’amica geniale (fra poco anche una serie tv HBO) e soprattutto assurta a figura mitologica grazie a uno pseudonimo che ne cela l’identità e alle pervicaci ricerche da parte dei giornalisti. E non interessa questo mistero a Durzi, anzi il film sembra far parte dell’alimentazione dell’enigma.
La pellicola racconta il viaggio della scrittrice dai vicoli di Napoli in cui ha vissuto e ambientato molti dei suoi scritti fino al successo editoriale globale, e partendo dalle testimonianze di editori e fan americani del suo lavoro la fa tornare alle radici italiane, cercandone l’identità profonda, più che quella anagrafica, nei libri, nelle frasi, soprattutto nell’autobiografia La frantumaglia che diventa – tramite Anna Bonaiuto – la guida dell’intero film, la voce fuori campo che ne determina passo e interesse. Perché se per modi di scrittura e di promozione − tra anonimato e marketing − Elena Ferrante è la voce off che diventa la protagonista del mondo editoriale, Ferrante Fever pone l’accento proprio sull’essere off, sul raggiungere i riflettori più illuminati mentre si cerca di fuggirne. In questa concentrazione ci sono i limiti e il fascino del film di Durzi: perché al regista (sceneggiatore assieme a Laura Buffoni) non interessa approfondire, ma far conoscere, con testimonianze non troppo interessanti e una costruzione semplice e non troppo incisiva. È quando è stato edotto lo spettatore non istruito che Ferrante Fever comincia davvero, quando entra nel mistero e nelle sue pieghe. Ed è qui che la voce di Anna Bonaiuto diventa il cuore pulsante dell’opera, perché attraverso lei lo spettatore entra nel vivo di una scrittrice e di un essere umano: anche senza le immagini, le parole e la voce si fanno cinema, come se un progetto radiofonico spiccasse il volo per un’altra dimensione. Ed è una dimensione in cui il ruolo e il valore della Ferrante emergono di per sé, senza bisogno di illustri interventi. La voce fuori campo qui ribalta la sua natura: da spiegazione spesso superflua per immagini poco incisive diventa la forza che comunica con il pubblico e crea, in un certo senso, quelle immagini, dando conto del soggetto che raccontano. Non è poco per un lavoro che sembra il grado zero del documentario.
Ferrante Fever [Italia 2017] REGIA Giacomo Durzi.
CAST Anna Bonaiuto.
SOGGETTO Giacomo Durzi, Laura Buffoni. FOTOGRAFIA Beppe Gallo.
Documentario, durata 74 minuti.